Enti regionali, agli stipendi dei manager il tetto di 170mila euro

Enti regionali, agli stipendi dei manager il tetto di 170mila euro
Di per sé il titolo non sembra interessante: "Legge regionale di adeguamento ordinamentale 2018 in materia di affari istituzionali", ma il progetto approvato ieri...

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Di per sé il titolo non sembra interessante: "Legge regionale di adeguamento ordinamentale 2018 in materia di affari istituzionali", ma il progetto approvato ieri a maggioranza dal Consiglio (25 favorevoli, 11 contrari e 3 astenuti) contiene fra le pieghe una prescrizione che richiama l'attenzione dei Palazzi: gli stipendi dei dirigenti degli enti controllati dal Balbi e da Ferro Fini, infatti, d'ora in avanti non potranno superare quelli dei direttori generali delle aziende sanitarie e ospedaliere. Il tetto è stato però contestato dall'opposizione, in quanto è comunque più alto degli importi attualmente erogati ai manager.

Si tratta dell'articolo 13 del testo che, dando seguito alla normativa di semplificazione varata lo scorso anno, punta a ripulire la legislazione vigente dalle disposizioni diventate incongrue o ridondanti a causa della stratificazione avvenuta nel tempo. Ecco dunque la novità sottoposta al voto dell'assemblea legislativa: «Il trattamento economico complessivo del direttore di enti regionali, economici o non economici, la cui definizione è di competenza regionale, non può superare quello massimo riconosciuto al direttore generale di aziende o enti del servizio sanitario nazionale».
Scritta così, la norma ha fatto sobbalzare esponenti della minoranza come Piero Ruzzante (Liberi e Uguali), in quanto lo stipendio lordo annuo dei dg delle Ulss ammonta a 154.000 euro, più un 10% per il premio di risultato, quindi in tutto circa 170.000 euro. «Questa proposta ha tuonato il rappresentante della sinistra è una sorta di tana libera tutti. In questo momento i direttori di Parchi, Esu e Ater percepiscono 110.000 euro e quello di Veneto Agricoltura 143.000, ma questo nuovo limite è molto più alto. Siccome in tanti anni di politica non ho mai visto approvare norme inutili, è evidente che qualcuno l'ha suggerita perché intende utilizzarla, ma mi sembra davvero il momento storico meno opportuno per decidere simili aumenti. Per questo ho presentato un emendamento soppressivo».
La modifica è stata però bocciata dall'aula, che ha invece approvato quella caldeggiata dal relatore Alessandro Montagnoli (Lega), mirata a precisare che finora il riferimento massimo era rappresentato dalla normativa nazionale e dunque da 240.000 euro, per cui con questo intervento il limite è stato abbassato. «In ogni caso si tratta di un tetto a cui non intendiamo arrivare ha assicurato l'esponente del centrodestra perché la nostra volontà è di contenere le spese, non certo di incrementarle».
IL BLITZ
A surriscaldare ulteriormente il clima è stato poi il blitz con cui la maggioranza ha riproposto nella plenaria gli emendamenti sui consorzi di bonifica che erano stati ritirati in commissione. In particolare è stato deciso un cambio della governance dei Consorzi di bonifica: su cinque componenti dei Cda, quattro continueranno ad essere espressione delle assemblee, mentre il quinto non sarà più designato dai sindaci bensì dalla Giunta regionale. «Non siamo d'accordo né sul merito, né sul metodo, perché allora durante l'istruttoria avreste dovuto chiamare in audizione l'Associazione dei Comuni», ha protestato il correlatore Claudio Sinigaglia (Partito Democratico). Furioso il collega Graziano Azzalin: «Altro che autonomia, il vostro vero marchio di fabbrica è il neo-centralismo veneziano. Dei territori non vi importa niente e non avete neanche il coraggio di mettere le motivazioni nero su bianco: questo è un atto di codardia politica». Critico anche Marino Zorzato (Forza Italia): «Siamo autonomisti, come possiamo approvare una manovra centralista?».

Nazzareno Gerolimetto (Zaia Presidente) ha difeso la novità: «Tranquilli, i Consorzi erano, sono e resteranno sempre espressione del territorio». Dalle file della maggioranza si è però smarcato Sergio Berlato (Fratelli d'Italia): «Avete impedito alla mia commissione Agricoltura di dire la sua, non bastassero già certi propositi animalisti che ogni tanto avete, tipo quello di ammettere nelle case di riposo anche i cani, i gatti e di questo passo magari pure i gorilla...».
A.Pe.
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Il Gazzettino