Zero eolico, poco fotovoltaico: la Valle d'Aosta fa meglio del Friuli che finisce in fondo alla classifica delle rinnovabili

Pale eoliche
Ci sono regioni ancora più piccole del Friuli Venezia Giulia che nonostante territori più aspri e inospitali dal punto di vista infrastrutturali, sono riuscite ad...

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Ci sono regioni ancora più piccole del Friuli Venezia Giulia che nonostante territori più aspri e inospitali dal punto di vista infrastrutturali, sono riuscite ad anticipare i tempi e a coprire - già nel 2020 - addirittura il 101 per cento del fabbisogno energetico grazie alle rinnovabili. In particolare tramite il fotovoltaico. Significa che la regione più a Nord-Ovest d’Italia non solo “si basta da sola”, ma è in grado anche di esportare. Certo, solo le briciole, ma tant’è. L’altro esempio che regge il confronto è quello dell’Alto Adige, quindi della provincia di Bolzano. Piccola, meno densamente popolata, ma soprattutto autosufficiente per più del 60 per cento. Per essere precisi si tratta del 68 per cento derivante dalle rinnovabili, escluso ovviamente il sistema industriale. E il Friuli Venezia Giulia? Noi siamo indietro, con un parco eolico pari a zero e con gli impianti fotovoltaici che solo ora (quando è tardi, almeno per questo autunno) stanno prendendo piede. 


IL RESOCONTO


I dati sono forniti in forma ufficiale da Gse (Gestore dei servizi energetici), società interamente partecipata dal ministero dell’Economia. E la nostra regione non fa una gran figura. Sia chiaro prima un concetto: anche il Friuli Venezia Giulia, come il resto del Paese, ha centrato gli obiettivi che l’Unione europea aveva stabilito come “chiave” ancora nel decennio scorso. Entro il 2020, infatti, la regione doveva riuscire a sfruttare l’energia prodotta da fonti rinnovabili e pulite almeno per il 12,7 per cento del fabbisogno extra-industriale, quindi principalmente domestico. Siamo arrivati tecnicamente al 21,8 per cento (questi gli ultimi dati forniti dalla società Gse), ma c’è anche da ricordare come gli obiettivi dell’Unione europea fossero figli di altri tempi, meno cupi rispetto a quelli attuali. Quel 21,8 per cento di consumo derivato dalle energie rinnovabili, infatti, è un dato che oggi può essere rivisto al ribasso. O meglio, considerato non sufficiente se paragonato a quello di altre regioni con dimensioni e popolazione paragonabili ai numeri del Friuli Venezia Giulia. La Basilicata, ad esempio, che con un’ottima progressione nel corso degli anni è arrivata ad autoprodurre il 52 per cento dell’energia utilizzata al di fuori del contesto industriale. E ancora la Provincia autonoma di Trento, che dalle rinnovabili in genere (in questo caso pesa anche l’energia ricavata dall’acqua) ricava il 47 per cento del suo fabbisogno. Si tratta di percentuali più che doppie rispetto a quanto si è riusciti a fare in Friuli Venezia Giulia. Si calcoli poi che dal 2012 la quota di energia derivata da fonti rinnovabili nella nostra regione è cresciuta solamente di cinque punti percentuali. Sufficiente per incontrare il favore degli obiettivi europei, ma non al punto da evitare il fondo della classifica tra le regioni più piccole e meno popolose d’Italia. 


I BUCHI


Il Friuli Venezia Giulia è al quattordicesimo posto per incidenza del fotovoltaico rispetto alle altre forme di veicolazione dell’energia sul territorio. Se poi si sposta l’attenzione sulla fonte eolica (il vento), siamo anche messi peggio. In regione sono prodotti solamente 0,1 megawatt grazie agli impianti che sfruttano potenza e capacità del vento di far girare turbine e produrre energia. La scelta nel tempo è stata chiara. L’ha ribadita anche la Regione non molte settimane fa: si è deciso di salvaguardare panorami e territorio. Le pale eoliche sono ingombranti. Sicuramente vero: ora però è il momento dei numeri, dell’emergenza. E quello “zero” pesa. 

 

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Il Gazzettino