Rinnovabili, decolla il progetto di crowfunding per l'energia: già cento soci

Un progetto di Green Energy Sharing
PAPOZZE - Investire nelle fonti rinnovabili è fondamentale per ridurre l’inquinamento e la dipendenza dalle importazioni di energia. Anche la guerra in Ucraina lo sta...

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PAPOZZE - Investire nelle fonti rinnovabili è fondamentale per ridurre l’inquinamento e la dipendenza dalle importazioni di energia. Anche la guerra in Ucraina lo sta dimostrando, con le conseguenze sulla sicurezza energetica nazionale. E così anche iniziative come Green energy sharing, nata a Papozze nel 2019 per permettere a chiunque di investire nelle rinnovabili, indicano la transizione e l’efficienza energetica come la strada per un futuro sostenibile. «Operiamo con il crowdfunding, la raccolta collaborativa di fondi effettuata attraverso la rete: cento soci hanno già aderito alle diverse campagne, aperte a chiunque decida di finanziare l’acquisto degli impianti che un gruppo di segnalatori ci propone come potenziali occasioni e che poi andiamo a verificare interfacciandoci con i proprietari - spiegano Johnny Lodo e Carlo Alfano, amministratori e fondatori di Green energy sharing - iniziamo a raccogliere così gli elementi per una trattativa: se va a buon fine, prima viene redatta una lettera d’intenti che ci dà un’esclusiva, di solito per circa tre mesi, per fare le verifiche interne e se queste sono superate, inizia la valutazione tecnica sull’impianto, per verificare condizioni ed eventuali rischi: in questa fase ci avvaliamo del supporto di società leader e con tantissima esperienza nel campo. Se loro ci danno l’ok, allora si passa alla "due diligence" legale, con uno studio internazionale che verifica nel dettaglio gli aspetti documentali: questo è un passaggio fondamentale, soprattutto quando parliamo di impianti incentivati, perché un’eventuale anomalia può comportare una grossa perdita sul ritorno dell’investimento o comprometterlo del tutto. Questo iter serve a individuare investimenti redditizi e sicuri».

GUADAGNI E AMBIENTE
L’obiettivo principale, continuano Lodo e Alfano, «è condividere con i soci investitori i guadagni generati da questi impianti e ampliare soprattutto il parco fotovoltaico, che per la bassa manutenzione e le prospettive di sviluppo, è il business più importante per Green energy sharing. Non prevediamo di rivendere gli impianti, anche se eventuali offerte vantaggiose potrebbero essere valutate in futuro. Piuttosto, guardiamo ai ritorni dell’investimento negli anni».
Nel lancio della startup, che sfide avete affrontato? «Sono state molte, dalla ricerca degli impianti al completamento delle verifiche. Gli asset sono stati piuttosto difficili da reperire e più del 90% delle trattative solitamente viene scartato. Per concludere le operazioni attuali, per esempio, sono state valutate circa 50 opportunità». «Negli investimenti della green economy - precisa Lodo - il nostro mercato ha come oggetto impianti che molto spesso sono troppo piccoli per l’interesse dei fondi di investimento e troppo grandi per investitori non professionali come i risparmiatori, sia per le quote azionarie richieste sia per le procedure molto lunghe e costose».

INVESTIMENTI CONTENUTI
Cosa qualifica l’attività di Green energy sharing? «Dare la possibilità - risponde Alfano - di investire anche somme piuttosto contenute (la quota minima è di 500 euro, ndr), rispetto a beni che costano alcune centinaia di migliaia di euro. Green energy sharing fa accedere a un mercato etico e molto redditizio, prima riservato solo a grandi investitori o a fondi di investimento». «Finora - aggiunge Lodo - ci siamo concentrati su impianti già attivi, perché hanno uno storico di produzione che ci permette di stimare la produzione media e assieme al costo dell’energia e all’entità dell’incentivo, possiamo calcolare il ritorno per i soci in modo piuttosto preciso. In futuro non escludiamo la costruzione di impianti ex novo: abbiamo già ricevuto proposte da alcune società».


Tra le operazioni in corso, Green energy sharing prevede un indice di redditività fino al 25% (grazie anche all’incentivo fiscale del 30%) per 30 anni, per l’investimento di un milione di euro fatto per un impianto fotovoltaico di 2 megawatt in grid parity insieme a un altro impianto incentivato, cioè con parità tra costo di produzione e il costo che la stessa elettricità avrebbe se fosse prodotta da fonti fossili. «Abbiamo anche realizzato una prima versione della piattaforma su cui i soci possono monitorare l’andamento degli impianti acquisiti e di conseguenza, l’investimento. Nel prossimo futuro implementeremo la piattaforma con un sistema di certificazione dell’anidride carbonica risparmiata: un impianto fotovoltaico da un megawatt ne fa risparmiare 12.215 tonnellare l’anno». Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino