L'energia elettrica dai geobatteri, la conquista di Efren dopo gli esperimenti in casa

RICERCATORE Efren Trevisan, una scoperta maturata in Germania, che spera di realizzare a Venezia
VENEZIA - Fili di rame avvolti in stoffa carbonizzata e griglie da pollo, gelatina vegetale e sale da cucina: sono alcuni degli ingredienti casalinghi, a basso costo e di...

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VENEZIA - Fili di rame avvolti in stoffa carbonizzata e griglie da pollo, gelatina vegetale e sale da cucina: sono alcuni degli ingredienti casalinghi, a basso costo e di facile reperibilità, con i quali Efren Trevisan, laureato in Design del prodotto allo IUAV e ora dottorando in ricerca nazionale con borsa PNRR a la Sapienza, ha creato il prototipo di quella che poi sarebbe diventata Aguana Cell, cella microbica capace di ricavare energia rinnovabile e rispettare al contempo l’ecosistema delle barene. Il manufatto, che ha gradualmente e poi improvvisamente generato esiti elettrici sorprendenti, è stato esposto al RICX Museo di Riga e nel 2021 è stato presentato al convegno “Europe for Climate Change”. 


IL PROGETTO 
Un progetto di grande potenzialità innovativa e nato dal profondo rispetto per la natura, il cui autore vorrebbe vedere realizzato anche nella sua Venezia, all’avanguardia nel settore della sostenibilità.  L’estrazione di energia verde con la cella Aguana dal terreno melmoso avviene tramite degli organismi, i geobatteri, che in presenza di ossido di ferro nei sedimenti lagunari producono elettricità partendo da scarto organico.  La stessa forma che Trevisan ha disegnato per il sistema e i materiali scelti, potenzia la funzione della cella e riduce la necessità di interventi antropici e di manutenzione.  «Rispetto alle altre energie rinnovabili, l’eolico che funziona solo con il vento e l’energia solare che funziona solamente di giorno – spiega Trevisan – Aguana Cell può lavorare giorno e notte».  In termini di funzionalità, oltre al ricavo energetico, la cella e i geobatteri sono un utile sostegno alla purificazione delle acque e alla preservazione delle barene.  «La cella può servire alla laguna di Venezia per segnalare parti di barene e per salvaguardarle dal moto ondoso e dall’intervento umano che le stanno distruggendo».  L’erosione in atto, dovuta dal moto ondoso provocato dalla navigazione a motore e dall’erosione da parte delle correnti, accentuate dopo la realizzazione del Mose, di sedimenti che prendono la strada del mare, preoccupa sempre di più la città.


LO SVILUPPO


«Ho voluto creare un sistema intorno al microorganismo evitando di introdurre e adattare lui a un sistema. Il sistema creato per mano umana deve stare al servizio della natura e non viceversa – spiega il ventiseienne veneziano - In Germania, durante il mio anno all’estero, ho trovato uno spazio e docenti che mi hanno stimolato molto nella mia impresa. Sono stato incoraggiato a sperimentare. Non so se in Italia avrei avuto lo stesso stimolo. Iniziano così i primi esperimenti fai da te, con materiali casalinghi in sostituzione a quelli costosi. L’esito del primo esperimento: 0,3 volt, che seppur si trattasse di uno scarso risultato elettrico, superava quello finora raggiunto negli studi sui quali Trevisan si basava (0,003 volt). Arrivato a 1,5 volt, ovvero il voltaggio di una batteria dinamo, si parlava a tutti gli effetti di energia tangibile. Dopo essere tornato a casa, passeggiando a Passo Falzarego ho riflettuto sugli affluenti della laguna di Venezia. L’indomani sono partito con gli amici in sandalo per andare a campionare l’isola – racconta Trevisan – Da lì ho smesso di portare il fango a casa e ho iniziato a portare la cella in acqua». «Mi piacerebbe portare vedere Aguana Cell nell’habitat per il quale è stata pensata prima che passi oltre ai confini. In molti altri Paesi europei i progettisti giovani come me e progetti di questa potenzialità attirano molta attenzione. Le giovani imprese e le idee, anche se ardite ma che mostrano la loro potenzialità, qui a Venezia vanno premiate, giusto?».  Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino