La stangata sui supermercati, gestori in bilico tra cassa integrazione e settimana corta

Un supermercato
Bollette quadruplicate o anche quintuplicate rispetto al passato. Anche ipermercati e supermercati friulani sono stretti nella morsa degli aumenti. E c’è chi non ce...

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Bollette quadruplicate o anche quintuplicate rispetto al passato. Anche ipermercati e supermercati friulani sono stretti nella morsa degli aumenti. E c’è chi non ce la fa. A Udine già almeno tre punti vendita hanno chiuso i battenti (o hanno annunciato la serrata) cui si aggiungono altri casi in provincia (come a Cividale). Nel Pordenonese, diverse realtà sarebbero alle corde. Alcuni rappresentanti dei lavoratori spingono sull’opzione settimana corta. Per evitare fughe in avanti, i sindacalisti mettono l’altolà a eventuali richieste di ammortizzatori sociali: «La via d’uscita non può essere la cassa integrazione», dice Francesco Buonopane (Filcams Cgil Fvg e Udine).


I SINDACATI


Richieste formali, finora, in questo settore, non ce ne sono state, spiega. Ma Buonopane mette le mani avanti: «Qualora ci fossero richieste di ammortizzatori, le valuteremo caso per caso in maniera approfondita. Si può agire su più leve, riducendo gli orari di apertura o il margine di profitto delle imprese. Non è che se prendevano sempre mille, debbano continuare per forza a prendere mille, se poi devono mettere in “cassa” i lavoratori, che poi devono pagare le bollette e fare la spesa con meno reddito. Poi, c’è caso e caso. Ma la via d’uscita dal caro bollette non può essere la cassa. Che gli imprenditori vadano dalle associazioni di categoria, perché facciano il loro mestiere e chiedano degli aiuti. Che facciano risparmio energetico. Il Conad Udine per esempio apre dalle 8 alle 20.30. Ma perché non chiudere prima o aprire dopo? Anche chiudere il lunedì mattina aiuterebbe». Anche Daniela Duz (Filcams Pordenone) esprime «fortissima preoccupazione, soprattutto ora che si avvicina il Natale. Siamo preoccupati per la tenuta occupazionale. La cig è un polmone di sostentamento, ma va sicuramente a penalizzare i salari già bassi di questo settore. Il sindacato vigilerà attentamente sull’utilizzo di ammortizzatori sociali. Se le imprese hanno i loro problemi, anche i lavoratori e le lavoratrici hanno salari che non sono al passo con il potere d’acquisto. Chiudere i supermercati la domenica potrebbe essere la soluzione. Si parla di fare la settimana corta a scuola e non di chiudere i supermarket nei festivi? È assurdo». Nel Pordenonese anche Adriano Giacomazzi (Fisascat Cisl) non ha notizie di crisi conclamate. «Ci sono chiacchiericci, su qualcuno più piccolo che starebbe entrando in difficoltà importanti, ma ancora non notizie di chiusure come non abbiamo ricevuto richieste di cassa integrazione. Qualcuno immagina di chiudere in anticipo, o di restringere l’orario, o ancora di ragionare su alcune domeniche chiuse, ma al momento nessuno si espone». Per Diego Marini (Fisascat Cisl Udine) «accorciare la settimana lavorativa sarebbe l’ideale. Chiudere la domenica consentirebbe un risparmio sui costi di gestione: si ridurrebbero le ore di lavoro che si potrebbero gestire senza mandare nessuno a casa. Ancora non ci sono arrivate richieste di “cassa”, ma se continua così arriveranno, sia dai grossi sia dai piccoli».

I DETTAGLI


Per Federdistribuzione la chiusura domenicale non è la soluzione. «I nostri frighi - rileva il delegato regionale Fabrizio Cicero Santalena, anche direttore Despar Fvg - rimangono accesi anche se il negozio è chiuso. Non c’è un risparmio energetico tale da giustificare la chiusura di una giornata. Anzi». Il caro bollette è innegabile anche per il suo gruppo («Parliamo di circa 4 volte tanto»). «Applichiamo le regole del buon padre di famiglia, come l’attenzione alle luci e a consumare solo l’indispensabile, ma torniamo lì: tutto funziona con l’energia da noi. Si può anche spegnere le insegne la notte, per avere una piccola riduzione, ma non è quella la soluzione. La soluzione è che intervenga qualcuno a livello governativo a darci una mano». La Filcams, con Buonopane, tira per la giacchetta le categorie, come Confcommercio, invitandole a fare pressing a Roma? Giovanni Da Pozzo (Confcommercio Fvg) non ci sta: «Non entro in discussioni sterili. Mi sembra che Confcommercio stia tenendo grande attenzione sul tema. Gli invieremo la rassegna stampa degli interventi. Non capisco perché su un tema che coinvolge tutti, imprese e cittadini, la Cgil non faccia il suo e solleciti altre parti sociali».

 

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Il Gazzettino