OFFERTA SPECIALE
OFFERTA SPECIALE
Tutto il sito - Mese
6,99€ 1 € al mese x 12 mesi
oppure
1€ al mese per 3 mesi
Tutto il sito - Anno
79,99€ 9,99 € per 1 anno
Bollette quadruplicate o anche quintuplicate rispetto al passato. Anche ipermercati e supermercati friulani sono stretti nella morsa degli aumenti. E c’è chi non ce la fa. A Udine già almeno tre punti vendita hanno chiuso i battenti (o hanno annunciato la serrata) cui si aggiungono altri casi in provincia (come a Cividale). Nel Pordenonese, diverse realtà sarebbero alle corde. Alcuni rappresentanti dei lavoratori spingono sull’opzione settimana corta. Per evitare fughe in avanti, i sindacalisti mettono l’altolà a eventuali richieste di ammortizzatori sociali: «La via d’uscita non può essere la cassa integrazione», dice Francesco Buonopane (Filcams Cgil Fvg e Udine).
I SINDACATI
Richieste formali, finora, in questo settore, non ce ne sono state, spiega. Ma Buonopane mette le mani avanti: «Qualora ci fossero richieste di ammortizzatori, le valuteremo caso per caso in maniera approfondita. Si può agire su più leve, riducendo gli orari di apertura o il margine di profitto delle imprese. Non è che se prendevano sempre mille, debbano continuare per forza a prendere mille, se poi devono mettere in “cassa” i lavoratori, che poi devono pagare le bollette e fare la spesa con meno reddito. Poi, c’è caso e caso. Ma la via d’uscita dal caro bollette non può essere la cassa. Che gli imprenditori vadano dalle associazioni di categoria, perché facciano il loro mestiere e chiedano degli aiuti.
I DETTAGLI
Per Federdistribuzione la chiusura domenicale non è la soluzione. «I nostri frighi - rileva il delegato regionale Fabrizio Cicero Santalena, anche direttore Despar Fvg - rimangono accesi anche se il negozio è chiuso. Non c’è un risparmio energetico tale da giustificare la chiusura di una giornata. Anzi». Il caro bollette è innegabile anche per il suo gruppo («Parliamo di circa 4 volte tanto»). «Applichiamo le regole del buon padre di famiglia, come l’attenzione alle luci e a consumare solo l’indispensabile, ma torniamo lì: tutto funziona con l’energia da noi. Si può anche spegnere le insegne la notte, per avere una piccola riduzione, ma non è quella la soluzione. La soluzione è che intervenga qualcuno a livello governativo a darci una mano». La Filcams, con Buonopane, tira per la giacchetta le categorie, come Confcommercio, invitandole a fare pressing a Roma? Giovanni Da Pozzo (Confcommercio Fvg) non ci sta: «Non entro in discussioni sterili. Mi sembra che Confcommercio stia tenendo grande attenzione sul tema. Gli invieremo la rassegna stampa degli interventi. Non capisco perché su un tema che coinvolge tutti, imprese e cittadini, la Cgil non faccia il suo e solleciti altre parti sociali».
Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino