Ricostruito il riparo che l'Ötzi bellunese utilizzava per la caccia e l'allevamento

Bus del Buson
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BELLUNO -  Cacciatori, ma anche allevatori di maiali e galline. Sono i bellunesi dell’Età del rame. Da oggi c’è la loro casa, un riparo, in sostanza, se visto con gli occhi di oggi: una ricostruzione attenta, realizzata e inaugurata al Bus del Buson, con materiale proveniente dai boschi della zona, messo a disposizione dagli Usi civici. Potrebbe essere questo il primo passo verso un museo all’aperto che testimoni la vita del villaggio eneolitico venuto alla luce una quindicina di anni fa alle pendici del monte Schiara, nella frazione di Bolzano bellunese. Molti di più gli anni dei resti trovati nell’area che, in realtà, veniva abitata solo stagionalmente: quegli uomini, vissuti nel periodo di transizione tra la pietra e il bronzo, hanno la stessa età del noto Ötzi, l’uomo di Similaun, ovvero la mummia trovata nel 1991 in provincia di Bolzano.


Intanto verso il Bus del Buson sono avviate le prime visite guidate: «L’intento dell’opera è didattico – a parlare è l’assessore alla cultura, Raffaele Addamiano - fa piacere sapere che abbiamo già molte prenotazioni delle scuole. La capanna, che è immersa in un luogo naturale meraviglioso, è stata ricostruita con estrema cura e, nel nostro intento, è destinata a percorsi turistici, ma soprattutto culturali dedicati a giovani e meno giovani. Ha, insomma, valenza educativa e civica. Il plauso, quindi, vada a tutti coloro che ci hanno portato fino a questo taglio del nastro». Addamiano sottolinea, inoltre, come il ripario eneolitico sia frutto di una sinergia tra Comune, Soprintendenza, Amici del Museo, Ente Parco, Cooperativa, Usi Civici. Più il Bim che ha messo i soldi: 12mila euro. A cui si è aggiunta la competenza di tanti, ognuno per la sua parte.


«Il riparo eneolitico sta dentro ai confini del nostro patrimonio boschivo – precisa Roberto De Moliner, presidente degli Usi civici di Bolzano bellunese e Vezzano – i nostri volontari hanno portato i sassi, hanno tagliato le piante, hanno fornito tronchi, rami e la paglia per il tetto». Esattamente gli stessi materiali che trovarono sul posto i nostri antenati che scelsero quel luogo. Quindi l’auspicio da parte di De Moliner: «Speriamo che ora il percorso non si interrompa e che riprendano gli scavi del villaggio». Ieri all’inaugurazione c’erano anche il presidente del Parco delle Dolomiti bellunesi, Ennio Vigne, e l’ex assessore alla cultura, Marco Perale: «Vanno ringraziati Carlo Mondini e Aldo Villabruna che in questi anni hanno lavorato per far conoscere un sito che ha cambiato la storia dell’Europa antica», le parole di Perale. Quella che fu un stazione temporanea dei cacciatori, dentro alla quale dormivano tutti, aveva spazi laterali adibiti a svariate funzioni tra le quali la preparazione della carne e la gestione dei riti sacri. Venne scelta come campo base per la caccia a nord, probabilmente perchè offriva adeguata sicurezza.  Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino