Emigra in Australia da bimbo, torna nel borgo dov'è nato dopo 66 anni

Franco Sinicco torna nel suo paese natio dopo 66 anni vissuti in Australia, ha 78 anni
LUSEVERA (Udine) - Ha vissuto per 66 anni in Australia, emigrato con la famiglia in cerca di fortuna, e poi è tornato da vecchio nella sua terra natia, l'Alta Val...

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LUSEVERA (Udine) - Ha vissuto per 66 anni in Australia, emigrato con la famiglia in cerca di fortuna, e poi è tornato da vecchio nella sua terra natia, l'Alta Val Torre. Questa è la storia di Franco Sinicco, 78 anni che se n'era andato con le sorelle e la mamma da Vedronza, un minuscolo paesino di Lusevera. Ha solo undici anni quando parte alla volta dell’Australia, dove la famiglia è attesa dal padre, Pio, che è lì già da 12 mesi. Vive a Perth per oltre mezzo secolo e poi, superata di parecchio l’età della pensione, torna nella sua terra. Dell’Australia non gli manca nulla.


Franco ama l’Alta Val del Torre e vuole trascorrere gli ultimi anni della sua vita nella casa dove è nato, il 3 settembre del 1939, un bell’edificio in sasso che è stato ristrutturato dopo il terremoto del 1976 e che trasmette ancora il fascino e la forza delle dimore di un tempo, fatte con la roccia, sulla roccia. Franco è tornato a Vedronza per restarci per sempre. La sua è una vita piena di avventure. Ce la racconta al bar di Pradielis, mentre sorseggia un bicchiere di vino. Sa parlare perfettamente l’inglese e il dialetto sloveno della valle; il friulano l’ha imparato in Australia, perché è stato presidente del Fogolar di Perth per tanti anni.

Sa tre lingue e un dialetto
«L’italiano? Quando sono emigrato per me era una lingua straniera - dice sorridendo -; allora parlavo solo il po našem, il dialetto locale. In quinta elementare mi avevano rimandato, dovevo fare gli esami di ammissione a settembre. Ma sono partito prima, per l’Australia. Così non li ho fatti, gli esami». Franco ricorda tutto di quei giorni che hanno segnato la sua vita ch’era solo un bimbo.

Il lungo viaggio in nave
«Partimmo l’8 settembre del 1950, da Vedronza. Arrivammo a Magnano per prendere il treno e da lì, fino a Genova, viaggiamo o seduti sui nostri bagagli. Ci imbarcammo il 10 settembre sulla motonave Surriento, della Flotta Achille Lauro, una ex nave militare trasformata in nave passeggeri. Era la prima volta che vedevo il mare». La traversata è lunga. Franco dorme in un letto a castello, sulla terza cuccetta, quella più alta. Gli danno un libretto: «Era un piccolo testo didattico per imparare l’inglese e io volevo imparalo bene prima di mettere piede in Australia; mi sono impegnato tanto».

La vita a bordo è piena di sorprese
«Ricordo che ci davano da bere il the. Con il latte. Mai assaggiata una bevanda così. Poi si faceva scalo in qualche porto. Non dimentico Ceylon, oggi Sri Lanka. Non c’era un porto per la nave, che così si fermò a largo. Ma arrivarono, dalla costa, con barche più piccole, i commercianti del posto. Dall’alto si calavano i cestini coi soldi e si tiravano su colmi di banane, un frutto che non avevo mai assaggiato, che non sapevo esistesse». Poi, il 5 ottobre, quasi un mese dopo, l’arrivo in Australia. «Sbarcammo e io corsi per la strada in cerca di un punto per far pipì. Ne sentii di tutti i colori. Era la mia nuova terra. Lì ci sono rimasto 66 anni».

Franco studia, cresce e diventa architetto
La vita non è semplice per la famiglia Sinicco: sono stranieri, non bene accetti, ma si integrano subito. Ci sono altri connazionali, a Perth. Non si partiva, del resto, prima avere un lavoro e una casa, allora. Il padre, lapicida esperto, prima opera alle dipendenze di una ditta locale come edile e poi, nel tempo, apre un’impresa sua. La mamma farà la casalinga e alleverà i tre figli. Franco va in collegio, studia, cresce e diventa architetto. Progetterà di tutto: ville, chiese, scuole, banche, palazzi.

Una famiglia di costruttori 
La prima volta che fa rientro in Europa, dall’Australia, fu nel 1968. Non tornò a casa, a Vedronza, ma andò con il padre in Francia. Una destinazione non casuale. In Francia, infatti, lui e il padre visitarono i castelli, i luoghi d’arte e i monumenti che aveva restaurato, da esperto lapicida, il nonno di Franco, Giuseppe Sinicco, cui erano stati affidati importanti lavori di recupero di immobili storici. Aveva rimesso in piedi i castelli, dopo il crollo causato dalle guerre. Quand’era emigrato in Francia, Giuseppe s’era portato con sé il figlio, cui aveva trasmesso l’amore per la pietra, quella tagliata a mano. Lo stesso amore che poi ha contagiato Franco, divenuto architetto.

Il bisnonno costruì la transiberiana
«Non finisce qui, sa. Se andiamo indietro nel tempo ricordo le avventure nel bisnonno, Giovanni Sinicco. Lui, come tanti altri abitanti del tempo di questa zona, andarono costruire la transiberiana. Un cantiere enorme, senza fine». Dopo il primo viaggio di rientro in Europa con destinazione la Francia, Franco ha fatto più volte visita alle sue terre natie. L’ultimo viaggio, quello che l’ha riportato a casa per sempre, lo ha fatto in aereo, in business class. «Cosa faccio adesso? Mi rilasso ma senza stare mai con le mani in mano. Mi sveglio la mattina senza programmi particolari. Leggo, sistemo la casa, faccio una passeggiata, mi tengo informato sulla cronaca, incontro le persone della valle, per un bicchiere di vino, per un caffè al bar. Amo questa vallata».

«Voglio morire qui, dove sono nato» 
​«Voglio morire dove sono nato. Dove le stagioni sono ben nette e dove a Natale fa freddo e l’inverno può regalare la neve». Con lui, dopo un’intera vita passata in Australia, è tornata a Vedronza anche sua sorella gemella, Mina, da cui non si è mai separato e che abita con lui. Il figlio di Mina, peraltro, era tornato in Friuli già da tempo, per lavoro: prima a Milano e di recente a Trieste. Sono rimasti in Australia, invece, l’altra sorella, Vilma, con la sua famiglia, e la mamma e il papà di Franco, che riposano in quel continente così lontano. Tanto lontano che per raggiungerlo in volo vi vogliono tra le 20 e le 24 ore.

Il vino friulano 
«Forse per reazione dal dover bere tanto the col latte la mia famiglia ha deciso di iniziare a produrre vino. Cabernet, merlot e shiraz. Un bel ricordo delle nostre terre natie». La produzione, che continua ancora, per consumo personale, in Australia ha vinto molti premi dedicati. «Gli abbiamo fatto anche un’etichetta, con scritto sopra “Po našen”, per sentirci più vicini a casa. Per onorare la valle, la nostra lingua. Abbiamo scritto “Il grande vino australiano con lo spirito del Friuli", in inglese».


Accanto a lui e alle sorelle c’è sempre stata la mamma, Giulia Muchino, una donna che nei primi anni da emigrate, fuori dal mondo, altri non aveva con cui parlare se non con le suore spagnole. «Mamma faceva da mangiare per tutti noi». Adesso che è tornato a casa, Franco può riassaporare i piatti della tradizione locale. Quando lo incontriamo, al bar, è un giorno di festa. È la domenica in cui, nel borgo in cui è nato suo padre, c’è la sagra delle castagne. Gli amici lo riconoscono e lo salutano. Sembra che da quando se n’è andato, infondo, non sia mai cambiato nulla. Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino