Centri di identificazione ed espulsione in ogni regione, ma collocati fuori dalle zone abitate e di dimensioni limitate, non più di cento ospiti. Al ritorno da Malta, dove...
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GLI OSTACOLI
Il terreno è impervio, perché se la politica muscolare dovrebbe dare una risposta all'Europa, che da tempo ci chiede la linea dura sugli irregolari, si apre, d'altra parte, il fronte umanitario: è stata proprio la Corte europea a bocciare i nostri Cie, definiti veri e propri centri di detenzione. E del resto il rispetto delle garanzie costituzionali nei Cie è sempre stato un argomento caldo. Sullo sfondo, c'è un altro scoglio: il progetto, politicamente arduo, di depenalizzare la clandestinità e lo scontro durissimo con gli amministratori locali. Secondo i calcoli del Viminale, che con la circolare del capo della polizia Franco Gabrielli ha già disposto di rintracciare gli irregolari, anche a fronte della crescente minaccia terroristica, sono indispensabili 1.200 posti, in previsione di accelerare le procedure di espulsione.
LE MISURE
Il piano di Minniti prevede che i nuovi Cie, dove saranno ospitati i migranti irregolari rintracciati dalle pattuglie speciali annunciate dalla circolare del capo della polizia Franco Gabrielli, sorgano fuori città, possibilmente in prossimità degli aeroporti, nella maggior parte dei casi non saranno utilizzate le vecchie strutture. Non solo, dovranno essere distribuiti in tutto il territorio nazionale, ma, per evitare concentrazioni, potranno ospitare ottanta, massimo cento persone. Il Piano, che potrebbe essere oggetto di un decreto per accelerare i tempi, prevede anche che gli immigrati non possano ottenere la residenza se non sono in possesso di un permesso di soggiorno. Attualmente, invece, è possibile chiedere l'iscrizione anagrafica anche se il permesso di soggiorno è scaduto oppure se si è in possesso della sola richiesta dopo l'ingresso in Italia con un visto per lavoro o per ricongiungimento con un familiare.
LE RIAMMISSIONI
Secondo i calcoli del Viminale, che ha programmato di rintracciare gli irregolari, anche a fronte della crescente minaccia terroristica, sono indispensabili 1.200 posti, in previsione di accelerare le procedure di espulsione.
L'obiettivo è ovviamente quello di accelerare i tempi delle riammissioni e mentre torna da Malta, dove ha incontrato il nuovo presidente del Consiglio Ue, Minniti tenta quasi l'impossibile, sperando di arginare gli sbarchi dalla Libia. Ieri, infatti il Viminale ha annunciato contatti tra il Governo di Accordo nazionale libico e quello italiano su temi della sicurezza, con un incontro programmato in tempi brevi. A fare sperare in qualche risultato concreto è invece il vertice della Valletta dove ieri, con Joseph Muscat, presidente di turno del Consiglio Ue, e con il ministro degli Affari interni e della sicurezza nazionale maltese, Carmelo Abela, Minniti, ha discusso delle politiche europee in materia di immigrazione dei prossimi sei mesi. Abela, si legge nella nota finale, ha assicurato che «Malta lavorerà in modo che, all'interno della Ue, gli Stati membri continuino a impegnarsi per attuare la relocation dei migranti e una solidarietà efficace. Allo stesso tempo, dovranno essere rafforzate le relazioni con i paesi di origine dei migranti per garantire il rimpatrio dei richiedenti asilo respinti», stati che dovranno essere aiutati dall'Ue «a incrementare gli investimenti nel proprio territorio, in modo che meno persone sentano la necessità di intraprendere un pericoloso viaggio verso l'Europa». Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino