Sono 150 le aziende "strategiche" che si oppongono allo stop

Il prefetto Maddalena De Luca in un incontro con i sindacati
ROVIGO - Sono 150 le aziende che hanno presentato la richiesta in Prefettura per capire se continuare l’attività produttiva durante la pandemia del CoronaVirus. In un...

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ROVIGO - Sono 150 le aziende che hanno presentato la richiesta in Prefettura per capire se continuare l’attività produttiva durante la pandemia del CoronaVirus. In un solo giorno, su 26mila aziende censite in Polesine, ben 150 si sono rivolte al prefetto Maddalena De Luca per comprendere se, in base al decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri del 22 marzo e al Decreto del Ministero dello Sviluppo Economico del 25 marzo, potranno lavorare o meno.

SERVIZI ESSENZIALI
«Chi svolge attività di pubblica utilità o servizi essenziali o produzione, trasporto e commercializzazione in ambito sanitario o in ambito agricolo o alimentare non deve presentare alcuna comunicazione, né richiedere alcuna autorizzazione – spiega la dottoressa De Luca – Ci sono una serie di aziende che pur non essendo inserite nell’elenco dei codici Ateco ritengono di svolgere un’attività funzionale ad assicurare la continuità delle filiere di quelle aziende rimaste aperte o dei servizi pubblici essenziali o di pubblica utilità. A queste è richiesto di compilare il modulo presente sul sito della nostra Prefettura».
TEAM DI CONSULTAZIONE
Un apposito gruppo di consultazione composto da Camera di Commercio, Guardia di Finanza, Vigili del Fuoco e Spisal supporterà Il prefetto nella valutazione delle istanze. Nel frattempo, tali aziende possono continuare l’attività. Se, dopo l’istruttoria, verranno ritenute idonee, non riceveranno alcuna comunicazione e potranno continuare ad operare. In caso contrario, verrà data comunicazione di sospensione dell’attività. «Tra le 150 domande, il 90% delle aziende ritiene di essere funzionale alle filiere dei settori essenziali, mentre una percentuale minore riguarda aziende a ciclo continuo, per le quali l’interruzione potrebbe creare gravi danni alla sicurezza e ai macchinari, e aziende che si occupano dell’aerospazio e della difesa», conclude Maddalena De Luca.
SINDACATI COINVOLTI

Il prefetto mercoledì in video-conferenza ha convocato i segretari provinciali di Cgil, Cisl e Uil, Pieralberto Colombo, Samuel Scavazzin e Riccardo Dal Lago. Le organizzazioni sindacali hanno fatto presente che non sempre le richieste rientrano nelle causali indicate dalla norma e che il proseguimento di attività non funzionali a quelle essenziali rischierebbe di favorire la diffusione del contagio. «Da entrambe le parti è stato anche manifestato il comune impegno a collaborare perché, nei siti produttivi che potranno continuare l’attività, sia garantita l’applicazione del protocollo previsto dal precedente decreto, con l’utilizzo dei dispositivi di protezione individuale e le misure necessarie a tutelare la salute dei lavoratori» hanno fatto sapere, in una nota, i sindacati. Sul tema è intervenuto anche Nicola Panarella, segretario generale Fim-Cisl di Padova-Rovigo affermando: «Lo spirito con cui le organizzazioni sindacali stanno intervenendo non è quello di creare un danno alle aziende, ma di valutare la differenza tra la persona e l’opportunità, tra l’aver capito la gravità del momento e la propria egoistica rappresentazione della vita. Chi decide di rimanere aperto, quando non indispensabile, secondo noi non guarda alla persona, ma soltanto al proprio interesse. Se non è strettamente necessario, non serve creare presupposti per ulteriori contagi. Difficile da capire?». «Purtroppo - prosegue Panarella -, come spesso accade, è facile scaricare le responsabilità e disseminare critiche. È più complicato assumersi le proprie responsabilità morali, per esempio decidendo di chiudere di propria iniziativa le aziende non necessarie, al di là dei decreti e al di là delle furbizie». Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino