Emanuele morto in moto a 18 anni, parla Andrea, il miglior amico: «Ho avvisato io suo papà»

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CAMPOSAMPIERO - Uno dei primi ad assistere alla tragedia, l'incidente in moto che è costato la vita al diciottenne Emanuele Piccolo, è Andrea Carraro, 18 anni, che abita a qualche centinaio di metri di distanza dal luogo dell’incidente. «Era il mio migliore amico - racconta, tremando -. Ho scoperto dell’incidente mentre ero a casa, mia mamma mi ha chiamato all’improvviso dicendomi che c’era una persona nel fosso. Sono corso fuori in strada: prima ho riconosciuto la moto, poi ho visto lui a terra. Ho chiamato subito suo papà Nicola, al telefono gli ho detto di stare calmo. Poi è arrivato». 


Emanuele e Andrea erano molto uniti, qualche tempo fa avevano passato delle giornate in montagna, verso Asiago. «Io non ho una moto, non è per me - ammette Andrea - ma salivo dietro a Emanuele. Le due ruote erano la sua grande passione, assieme al calcio. Facevamo delle bellissime gite in moto, anche con i genitori. Abbiamo anche passato il capodanno assieme. Lui non doveva andarsene così». E poi, lo ricorda con affetto: «Era una persona con un cuore enorme, era disponibile e cercava sempre di mettere a proprio agio chi gli stava accanto. Era anche molto sensibile, quando capiva che un amico stava male, lui garantiva la sua presenza. Spero che lui mi senta: per me è stato come un fratello e lo sarà per sempre. Gli voglio tanto bene». Emanuele Piccolo era nato il 10 aprile di 18 anni fa e viveva con il papà e la sua nuova compagna in via Martiri della Resistenza, a poche centinaia di metri dal luogo dell’incidente mortale. Ieri aveva mangiato prima del solito, perché lo attendeva una partita di calcio di “cartello” del suo Us Torre contro il Pontelongo Correzzola valida per il campionato Juniores di calcio. 


I COMPAGNI
Il direttore sportivo della società sportiva U.S. Torre Ivo Segafredo, non vedendolo arrivare per la convocazione si è preoccupato: «Emanuele non era mai in ritardo, quindi ho cercato di capire cosa fosse accaduto. Sono bastate un paio di telefonate per venire a sapere che si era consumato un dramma. Per evitare scene di panico tra i suoi compagni di squadra, ho riferito loro e all’allenatore Massimo Ursich che Emanuele aveva avuto un incidente senza specificare la gravità della situazione. All’arbitro, invece, ho detto tutto ciò che sapevo e ci siamo accordati che in caso di fuga di notizie e inevitabili scene di disperazione, avrebbe sospeso la partita». Il direttore sportivo Segafredo si commuove parlando del suo calciatore, un centrocampista esterno con il vizio del gol: «Emanuele ha vissuto una vita travagliata. Aveva perso la mamma e il papà l’ha tirato su alla perfezione. Era già un uomo pur avendo solo diciotto anni. Da tre anni giocava con noi. Era un preciso, un umile, un ragazzo su cui poter contare. Per noi è una grave perdita sia sul lato sportivo, che, soprattutto sul lato umano». 


LA NOTIZIA
Finita la partita è toccato al presidente dell’Us Torre entrare nello spogliatoio e dire che il loro amico fraterno Emanuele non ce l’aveva fatta. «Piangere la morte di un ragazzo di 18 anni distrugge il cuore e lascia senza fiato - dice Segafredo -. Come società organizzeremo un torneo a cadenza annuale a lui intitolato, in modo tale che il suo nome rimanga scolpito negli anni nella storia dell’Us Torre». Oggi, in ricordo di Emanuele, tutte e sei le partite dell’Us Torre inizieranno con un minuto di silenzio. Emanuele oltre alla passione per il calcio, stava completando il suo ciclo di studi, frequentava l’istituto Ponti a Mirano in provincia di Venezia. Riusciva ad integrare lo studio allo sport e in famiglia non ha mai creato problemi. La perdita della madre avvenuta dieci anni fa l’aveva fatto crescere in fretta e sapeva come muoversi senza provocare ulteriori preoccupazioni al padre. 


Cosa sia capitato ieri pomeriggio poco dopo le 13 non è dato saperlo. Quel tratto di via Cornara nella frazione di Murelle lo percorreva più volte al giorno.

 

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Il Gazzettino