Eluana Englaro 10 anni dopo. Papà Beppino: «Buona la legge sul biotestamento»

Eluana Englaro
UDINE - Il 9 febbraio 2009 - dieci anni fa - moriva Eluana Englaro. La ragazza, che aveva allora 38 anni, di cui 17 vissuti in stato vegetativo a seguito di un gravissimo...

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UDINE - Il 9 febbraio 2009 - dieci anni fa - moriva Eluana Englaro. La ragazza, che aveva allora 38 anni, di cui 17 vissuti in stato vegetativo a seguito di un gravissimo incidente stradale, morì alla Residenza Sanitaria Assistenziale "La quiete" di Udine, dove un'équipe medica aveva provveduto, in esecuzione di una sentenza che aveva accolto le richieste del padre Beppino Englaro, a staccare le apparecchiature per l'alimentazione artificiale. La vicenda di Eluana e la discussa battaglia del papà Beppino per la "libertà di morire" della figlia portò, con l'avvento del governo Renzi, all'adozione della legge sul "biotestamento" che consente di dare disposizioni sulle terapie accettate in caso di futura, eventuale incapacità sopravvenuta.


 È stato «un grande caso costituzionale», dice Beppino, che ha diviso il Paese costringendolo a fare una riflessione. Allora «gli italiani non erano pronti ad accettare la sua scelta», prosegue, «ora c'è una legge che è ben fatta, merita un plauso», nonostante alcuni nodi organizzativi e burocratici «da risolvere». 

«È stata una vittima sacrificale - aggiunge - perché allora la medicina l'ha condannata a vivere in una condizione alla quale ha sempre detto 'no graziè». «Non aveva il tabù della morte - racconta Beppino - e noi genitori sapevano che» la strada imboccata «era fin da subito quella giusta. Eluana aveva idee ben chiare riguardo alla sua vita, e non potevamo fare altro». Non la dolce morte in qualche clinica svizzera, ma uno stop a una «vita-non vita» entro il recinto della «legalità», un lungo e tortuoso percorso: undici anni di processi, quindici sentenze dei giudici italiani e una della Corte Europea dei diritti dell'uomo, l'opposizione del governo di centro destra in carica ai tempi e le proteste, i sit-in, le manifestazioni e gli appelli di numerose associazioni "pro-vita". Con l'allora Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, in silenzio forzato, ufficialmente obbligato ad essere spettatore fino a quando, qualche giorno prima della morte di Eluana, il suo rifiuto di firmare il decreto legge con cui il Consiglio dei Ministri avrebbe voluto bloccare l'interruzione della nutrizione forzata perché incostituzionale.


E da allora, riconosce Beppino senza appuntarsi alcuna medaglia al petto, «l'opinione pubblica è andata avanti e ha una maggior sensibilità» verso certi temi e adesso c'è anche «la legge sul fine vita». Una legge, ammette Englaro, nata anche grazie al «gran contributo» dato dal caso di sua figlia: «ha una impostazione nella sostanza giusta. Certo ci sono questioni burocratiche da superare, ma consente finalmente di esercitare la libertà di autodeterminazione».
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Il Gazzettino