Tabelloni elettorali, il sindaco De Val: «Ai Comuni costano e sono obsoleti nell'era dei social»

Tabelloni elettorali
SAN TOMASO AGORDINO -  La polemica è innescata da uno, ma la questione della gestione, e dei costi, delle bacheche posticce per la propaganda elettorale è...

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SAN TOMASO AGORDINO -  La polemica è innescata da uno, ma la questione della gestione, e dei costi, delle bacheche posticce per la propaganda elettorale è condivisa da tutti i sindaci interpellati. Corredato da una foto, il post che ha acceso la miccia è stato quello pubblicato su facebook da Moreno De Val, da 13 anni sindaco di San Tomaso Agordino: «Ecco qua. Montati i paravento nella nostra piazza principale: obsoleto, costoso e antiestetico sistema di pubblicità elettorale. Ma possibile che nel 2022 non si cambi passo?» Poi al telefono argomenta: «Il nostro Comune ha due operai che fanno un po’ tutto: guidano il pulmino e lo sgombraneve e tanto altro. E quindi si occupano anche della predisposizione degli spazi elettorali che credo, appunto, siano un sistema po’ datato da utilizzare per una campagna elettorale del 2022. Fra l’altro le basi a supporto vanno riempite con sabbia, per montarle e smontarle ci vogliono 4-5 giorni. Credo che questa procedura moltiplicata per gli ottomila e più Comuni italiani sia anche costosa». 


Rimane poi il problema del loro utilizzo. E su questo De Val dice: «Tanti spazi al momento sono vuoti e in molti casi tali rimarranno anche perché i partiti ormai usano altre mezzi e canali, social in testa. Ma le cose stanno così: la Prefettura ci detta le regole e noi eseguiamo. Non sempre, fra l’altro, sono belli da vedere, ma a mio giudizio la questione più importante è quella economica. Sarebbe necessario che fossero i partiti a pagare, come accade per chiunque faccia pubblicità». Alcuni anni fa San Tomaso, 25 frazioni, ha chiesto di non installare più queste strutture nelle frazioni basse del Comune, per cui ora esse si trovano raccolte in un’unica zona. 
Da Ponte nelle Alpi il sindaco Paolo Vendramini segnala un altro aspetto: «Noi predisponiamo gli spazi secondo le indicazioni ricevute dalla Prefettura, poi li assegniamo in base alle richieste dei partiti, ma non è detto che tutte le forze politiche abbiano organizzazione e disponibilità per girare tutti i Comuni della Provincia e esporre i manifesti ovunque. Lo possono fare i partiti più strutturati, gli altri sono in difficoltà. Ecco perché il rischio che rimangano spazi vuoti esiste. Comunque i partiti usano meno posta e manifesti e più social». Siccome per ogni luogo i tabelloni da predisporre sono 24 per la Camera ed altrettanti per il Senato, a Ponte complessivamente sono 192 visto che quattro sono i luoghi individuati: nei pressi del municipio di Cadola, a Paiane vicino al teatro, in via Zattieri e a Col di Cugnan.
Vendramini valuta che per l’installazione e successivo smantellamento servano 4 giornate di lavoro degli operai del Comune che in questo modo sono distolti da altri lavori; e i costi sono comunque a carico dell’amministrazione locale: «E non tutti i Comuni hanno energie per farlo». Le osservazioni su una campagna che viaggia su altri canali, sono condivise anche da Milena De Zanet, sindaco di Limana: «Ma finché la normativa è questa... È vero che anche gli operai per alcuni giorni sono impegnati in questo e non possono seguire altri lavori, ma il vero problema è che il personale manca tutto l’anno. Se ci lasciassero assumere, allora sì le cose cambierebbero». 

Da Pedavena ecco il pensiero del sindaco Nicola Castellaz: «La propaganda elettorale è indubbiamente un tema da aggiornare a livello governativo. La nostra scelta è stata quella di aspettare a togliere i tabelloni elettorali dopo i referendum di primavera in previsione delle elezioni politiche. La mancanza di personale operaio dei Comuni e il miglioramento tecnologico sono sicuramente temi da considerare, anche se devono essere “salvaguardate” quelle fasce di popolazione tecnologicamente ancora non evolute».
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Il Gazzettino