Schiaffo agli uomini di Zaia e tanti uscenti fuori, mugugni anche nella Lega

Fratelli d'Italia piazza Isabella Rauti, due romani e un trentino

Massimo Bitonci, Erika Stefani e Luca Zaia
VENEZIA - E dopo il Pd, in Veneto i mugugni e le lamentele adesso riguardano la Lega. Perché tanti parlamentari uscenti non sono stati ricandidati (un'ecatombe a...

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VENEZIA - E dopo il Pd, in Veneto i mugugni e le lamentele adesso riguardano la Lega. Perché tanti parlamentari uscenti non sono stati ricandidati (un'ecatombe a Venezia, fuori Alex Bazzaro, Sergio Vallotto, Ketty Fogliani), perché chi sperava in un bis è stato sbattuto in fondo alla lista (Silvia Covolo, Vania Valbusa, Angela Colmellere, Germano Racchella, Franco Manzato), perché anche il Carroccio che una volta diceva prima i veneti ha dato ospitalità a un foresto. Certo, mai come i Fratelli d'Italia che qui sono riusciti a piazzare Isabella Rauti più altri due romani e un trentino, ma per la base leghista anche un solo paracadutato (lo spezzino Lorenzo Viviani, capo dipartimento pesca federale), è tanta roba. Ma il punto vero è che le liste depositate ieri in Corte d'Appello a Venezia suonano come una sberla agli zaiani: c'è da credere che il governatore non batterà ciglio e ancora una volta dirà che sulle candidature non mette bocca, ma i suoi, da Treviso a Vicenza, si dicono sbalorditi: tolto il trevigiano Gianangelo Bof, tutti gli altri candidati sono di provata fede salviniana.


FORZA ITALIA
Diciannove le liste presentate al Senato, altrettante alla Camera. Nel centrodestra un parto sofferto: tolti i Moderati di Luigi Brugnaro che già domenica avevano riempito tutte le caselle, Forza Italia, Lega e Fratelli d'Italia hanno aspettato l'ultimo giorno per chiudere le trattative. Alla fine la spartizione dei 17 collegi uninominali, dati per blindati e sicuri al centrodestra, è stata di quasi parità: 8 collegi alla Lega e 8 a FdI, che ne ha offerto 1 a Coraggio Italia (Martina Semenzato), e 1 agli azzurri che l'hanno riservato alla capogruppo al Senato Anna Maria Bernini, spostando la seconda carica dello Stato Maria Elisabetta Alberti Casellati in Basilicata. La Bernini peraltro non è l'unica paracadutata: capolista a Padova-Rovigo c'è anche il lombardo Gregorio Fontana, responsabile nazionale dell'organizzazione del partito. Ricandidati Roberta Toffanin, Pierantonio Zanettin e Piergiorgio Cortelazzo. New entry Flavio Tosi capolista a Verona e l'assessore di Vicenza Marco Zocca. «È la prima volta che in Forza Italia corre un così alto numero di amministratori nelle liste per le politiche», ha detto il coordinatore veneto Michele Zuin.


INCASTRI PADANI
Nella Lega i sicuri di elezione sono gli 8 piazzati nei collegi uninominali e cioè Mara Bizzotto (che lascerà Bruxelles con due anni di anticipo) e gli uscenti Paolo Tosato, il commissario regionale Alberto Stefani, Massimo Bitonci, il vicesegretario federale Lorenzo Fontana, Giorgia Andreuzza, Dimitri Coin, Ingrid Bisa. Certi di farcela i capilista del proporzionale Erika Stefani e Andrea Ostellari. Alla Camera, con un gioco di incastri, passeranno Gianangelo Bof, Arianna Lazzarini, Erik Pretto, Lara Fadini (record di preferenze a Cerea dove la Lega ha preso il 50%). In ballo la polesana Antonietta, forse il trevigiano Giuseppe Paolin. Gli uscenti lasciati a casa non riescono a capire perché il partito abbia voluto il ligure Lorenzo Viviani, l'eurodeputata Mara Bizzotto che un posto comunque ce l'ha o il presidente di Acque Veronesi Roberto Mantovanelli. Pacatissimo, ma emblematico, il post su Facebook di Gianpaolo Vallardi, presidente della commissione Agricoltura al Senato: «Oggi ho appreso dalla televisione che non sarò ricandidato». I candidati - ha detto il commissario Stefani - sono «donne e uomini che si batteranno per difendere la nostra terra e le nostre legittime aspirazioni». Peccato che a sceglierli non sia stato il partito locale: il direttorio veneto non è stato minimamente coinvolto.


FRATELLI D'ITALIA


Due elezioni in due anni dopo aver fatto il portatore d'acqua in tante competizioni è un bel record: il veneziano Raffaele Speranzon, eletto nel 2020 in consiglio regionale dove ha assunto la carica di capogruppo (ma se fosse dipeso da Giorgia Meloni avrebbe dovuto fare l'assessore), tra qualche settimana si sposterà da Palazzo Ferro Fini a Palazzo Madama: è candidato all'uninominale al Senato nel collegio di Venezia-Rovigo. Confermati i quattro parlamentari uscenti Luca De Carlo, Maria Cristina Caretta, Ciro Maschio, Adolfo Urso con la previsione quantomeno di triplicare i seggi. «In Veneto potremmo arrivare anche a 14, se non 15 eletti», dice il coordinatore regionale De Carlo. Di fatto già a Roma, oltre a Speranzon, sono Carlo Nordio, Elisabetta Gardini e Silvio Giovine. Poi scatteranno Isabella Rauti, il responsabile dell'ufficio studi di FdI di Roma Francesco Filini, il manager musicale Gianmarco Mazzi, il coordinatore di Bolzano difensore dell'italianità in Trentino Alessandro Urzì, ma potrebbero farcela anche Gabriele Zanon, Mattia Ierardi, Maddalena Morgante. «Avevo 138 disponibilità, il partito ha dovuto fare una scelta e prendersi delle responsabilità - dice De Carlo - ma sono sicuro che i nostri militanti sapranno essere utili ora e il 26 settembre quando governeremo la nazione».


 

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Il Gazzettino