Elezioni a Treviso. Al via il Mario Conte bis: «Da leghista ero sicuro che gli elettori sarebbero tornati a votare per noi»

TREVISO - Alle 8.30 era al cantiere di via Montello, nella prima periferia, per controllare il rifacimento dei passaggi pedonali. Alle 22.30 era fra i plateatici di piazza...

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TREVISO - Alle 8.30 era al cantiere di via Montello, nella prima periferia, per controllare il rifacimento dei passaggi pedonali. Alle 22.30 era fra i plateatici di piazza Trentin, in centro storico, per brindare al suo bis a Ca’ Sugana. Alla mattina sul bitume, alla sera sul porfido. O forse no, niente sampietrini, a giudicare dalla battuta che i sostenitori suggerirebbero a Mario Conte, per riferirsi agli sfidanti: «Li abbiamo asfaltati...». Ma nella sua prima intervista da riconfermato sindaco di Treviso, il leghista sceglie di mantenere un profilo più istituzionale, nel commentare la sua vittoria: «È il frutto del lavoro di una grande squadra, che ha svolto una campagna elettorale con il sorriso. Invece di avanzare critiche, abbiamo formulato proposte. La credibilità l’ha fatta da padrona e questo 65% è un risultato storico. Un punto di partenza, ma pure una grande responsabilità».


Anche per il fatto che alle urne è andato solo il 52,14% degli aventi diritto al voto, cioè il 7% in meno del 2018?
«Potremmo fare tanti ragionamenti: c’era l’Adunata degli alpini, le condizioni meteo erano sfavorevoli. Sicuramente è un tema che deve far riflettere tutti, a livello sia nazionale che locale. Ma se qualcuno cerca di sminuire la nostra vittoria puntando sull’affluenza, credo proprio che sia fuori strada».


Di chi è il merito allora, della lista Conte Sindaco che ha quasi doppiato quella della Lega?
«Certamente la mia civica ha ottenuto un risultato importante, così come la Lega è il primo partito in città. Ma quello che conta davvero è che la coalizione abbia vinto con un risultato che segna la storia di Treviso».


Dell’asse di centrodestra fa parte anche Fratelli d’Italia, che rispetto alle Politiche ha più che dimezzato i consensi. È la rivincita della Lega?
«Tutte la analisi potranno essere fatte. Noi il 25 settembre abbiamo subìto un voto di protesta, ma eravamo convinti che gli elettori sarebbero tornati di fronte a un progetto credibile. Così è stato: il 17% ottenuto dalla Lega è un signor risultato».


Fdi ha comunque decuplicato i voti di cinque anni fa: ci sarà un vicesindaco meloniano?
«Per ora dico che ci sarà un vicesindaco, punto. Dopodiché ci sederemo al tavolo con i rappresentanti delle varie forze politiche e parleremo anche di questi aspetti. L’unica garanzia che ho dato agli alleati, è che è avrei riconquistato la città, ma non ho fatto nessun’altra promessa. Sono sicuro che da galantuomini troveremo la quadra».


Quando?
«Di certo domattina (stamani, ndr.) sarò in municipio come sempre. Poi troveremo anche il tempo per discutere con la coalizione. Nella formazione della squadra anteporrò le competenze specifiche alle dinamiche politiche. Ci sarà spazio per le persone perbene, per la gente che ha voglia di mettere in campo professionalità e passione».


Cosa dice ai candidati sconfitti?
«Ringrazio Nicolò Rocco e Luigino Rancan che si sono fatti sentire subito, auguro buon lavoro a tutti, anche a Maurizio Mestriner e Giorgio De Nardi».


Si aspettava di più dallo sfidante del centrosinistra?
«Tutta la sua campagna è stata basata sulla critica, sull’offesa, addirittura sull’invenzione di un’aggressione. Ma il 4% riscosso dal suo progetto civico la dice lunga: in cento giorni De Nardi avrebbe voluto spiegare al mondo della politica come si fa amministrazione. Invece io non mi vergogno di dire che appartengo a un partito che è comunità e famiglia, che sa reagire alle difficoltà. Certo servono credibilità, ascolto, disponibilità. Ma questa Lega ha tutte le carte in regola: ha battuto il Partito Democratico e i Fratelli d’Italia. E il Movimento 5 Stelle non ci vede neanche con il binocolo».


Nemmeno a G&G, cioè a Gentilini e Gobbo, era riuscito di trionfare due volte al primo colpo. 
«Tempi diversi. Considero Giancarlo e Gian Paolo i miei due grandi maestri. Questo risultato è anche merito loro».


Pensa che abbia giovato pure aver messo “Conte”, e non “Salvini”, nel simbolo della Lega?
«Ringrazio il segretario federale per aver condiviso l’opportunità di dare maggiore autonomia locale al candidato. Ma la Lega rimane il mio partito e il primo a chiamarmi per complimentarsi è stato proprio Matteo». 


Questo bis è la sua investitura per le Regionali 2025?


«Siamo nel 2023 e sono chiamato a fare il sindaco di Treviso».

 

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Il Gazzettino