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Quarantanove Comuni al voto in Veneto, di cui 10 con più di 15mila abitanti potenzialmente chiamati al ballottaggio, compresi i 2 capoluoghi di provincia di Treviso e Vicenza. Ecco la fotografia delle elezioni amministrative in programma domenica 14 e lunedì 15 maggio che, astensione permettendo, coinvolgeranno 543.143 cittadini elettori. Non mancano i record, come quello di Ferrara di Monte Baldo, in provincia di Verona, che è il Comune più piccolo di questa tornata con appena 223 elettori compresi gli 11 residenti all'estero, ma che ha addirittura quattro candidati sindaci (e nessuno dei quattro che abiti in paese). Le sfide con possibile ballottaggio e quindi ritorno alle urne domenica 28 maggio saranno a Martellago e San Donà di Piave (Venezia), Piove di Sacco (Padova), Adria (Rovigo), Vedelago (Treviso), Bussolengo, Sona e Villafranca (Verona). Ma soprattutto nei due centri che stanno catalizzando l'attenzione per i futuri equilibri politici: Treviso e Vicenza. Con una differenza: se nel capoluogo della Marca l'esito è dato pressoché per scontato con la vittoria addirittura al primo turno del sindaco leghista in carica Mario Conte (per dire: già andare al secondo turno sarebbe ritenuto un fallimento), è nella città del Palladio che si gioca la partita più interessante. Con la possibilità, tutt'altro che peregrina per il centrosinistra, di ripetere l'eclatante successo avvenuto a Verona lo scorso giugno. Se in terra scaligera a vincere è stato un civico, Damiano Tommasi, a Vicenza, invece, per quanto giovane, 33 anni, il candidato sindaco è un politico strutturato: il capogruppo del Pd in consiglio regionale del Veneto Giacomo Possamai. È lui che, sostenuto da un campo larghissimo, Terzo Polo compreso, sta provando a strappare la guida della città al sindaco in carica Francesco Rucco. E che la battaglia sia agguerrita, lo dimostra il nervosismo di queste ultime ore di campagna elettorale, con denunce di irregolarità e clamorosi autogol.
VICENZA
Nel capoluogo berico il timore del centrodestra è di ripetere quanto avvenuto a Verona un anno fa e cioè andare al ballottaggio come avvenne per Federico Sboarina e poi perdere. È per questo che la squadra di Rucco ha fatto calare in città tanti big e ministri del Governo di Giorgia Meloni, da Matteo Salvini a Giancarlo Giorgetti ad Adolfo Urso e Antonio De Poli, compreso ovviamente il governatore Luca Zaia. Strategia diversa per Possamai che accanto a sé ha voluto solo sindaci, da Beppe Sala a Sergio Giordani, passando per Damiano Tommasi e Giorgio Gori. Bordata di Possamai: «Il Governo potrebbe riunirsi direttamente a Vicenza, così risparmierebbe un po' di tempo sugli spostamenti». Rucco ha ricambiato ricordando che la segreteria del Pd Elly Schlein è stata in Veneto, ma Possamai «non l'ha voluta» a Vicenza, «come se se ne vergognasse».
TREVISO
Come Rucco a Vicenza che nel 2018 vinse dopo il decennio del dem Achille Variati, anche il sindaco di Treviso Mario Conte, leghista pragmatico cresciuto alla scuola degli amministratori in stile Zaia, viene da una vittoria, cinque anni fa, al primo turno contro un sindaco di centrosinistra (Giovanni Manildo). A Treviso il candidato del centrosinistra è un imprenditore del settore digitale, Giorgio De Nardi, che però non ha l'adesione né del M5s né del Terzo Polo. Azione e Iv sostengono Nicolò Rocco, i Cinquestelle Maurizio Mestriner. Qui sembra non esserci partita. La grande preoccupazione, complice anche l'adunata degli alpini, è semmai l'astensionismo. A meno che non piova a dirotto. Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino