Elettricista folgorato in azienda, dopo dieci anni di battaglie nessun colpevole per la morte di Mauro

Mauro Mori morto folgorato a 46 anni
SAN VITO (PORDENONE) - Si chiamava Mauro Mori. Era un elettricista e aveva 46 anni quando morì folgorato in una cabina elettrica della Vetri Speciali Spa, azienda della...

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SAN VITO (PORDENONE) - Si chiamava Mauro Mori. Era un elettricista e aveva 46 anni quando morì folgorato in una cabina elettrica della Vetri Speciali Spa, azienda della zona industriale di Ponte Rosso a San Vito al Tagliamento. A quasi 10 anni dall'infortunio mortale e un tormentato, quanto complesso, procedimento penale, è stato ribadito che non ci sono responsabili per la sua morte. Ieri, 19 dicembre, il giudice monocratico Milena Granata ha assolto perché il fatto non sussiste il direttore dello stabilimento Simone Balzarin (avvocato Bruno Malattia), i responsabili della ditta di San Polo di Piave per la quale lavorava la vittima, Pietro e Sandro Pradal (avvocato Gianluca Rizzardi); dell'ingegner Giuseppina Daniela Messina, a cui si contestava una presunta cooperazione colposa in quanto avrebbe progettato l'impianto in cui ha perso la vita Mori senza prevedere adeguati dispositivi di sicurezza. Le loro condotte, secondo il Tribunale, non hanno influito nel tragico infortunio.

In aula si è arrivati dopo che il gup Rodolfo Piccin, nel 2019, aveva assolto perché il fatto non sussiste Giorgio Mazzer, amministratore delegato dell'azienda. E dichiarato il non luogo a procedere gli altri coimputati, compresa la stessa Vetri Speciali per quanto riguardava la responsabilità amministrativa. Una sentenza appellata dal procuratore generale di Trieste, decisione che ha comportato un'imputazione coatta da parte della Corte d'appello e la conseguente istruttoria dibattimentale in Tribunale a Pordenone.
L'infortunio è del 30 giugno 2014. La famiglia Mori è già stata integralmente risarcita. L'elettricista quel giorno doveva lavorare su un sezionatore di linea che alimenta il forno 3 dell'azienda. Un'operazione di routine, da svolgere all'interno di una stanza adibita a cabina di servizio. Aveva svolto tutte le procedure di sicurezza prima di mettersi al lavoro, quando all'improvviso partì la violenta scarica elettrica nonostante l'alimentatore fosse staccato. Durante l'incidente probatorio gli stessi periti incaricati di accertare le cause della scarica di corrente fecero fatica a comprendere ciò che era successo.

Le difese hanno sempre parlato di un infortunio atipico, uno di questi casi che nascondono un rischio imprevedibile. I due alimentatori del forno erano accoppiati e, quando è stato disattivata una delle cabine, si è verificata una scarica di ritorno molto potente. Secondo quanto è emerso dalla perizia, a fare da conduttore di elettricità è stato lo stesso vetro fuso, che a temperature elevate diventa un conduttore eccezionale. Un rischio imprevedibile, ma anche sconosciuto, come sottolinea l'avvocato Bruno Malattia. «Era un caso particolarmente complesso sia per gli aspetti tecnici, in quanto non si riusciva a comprendere la causa della scarica elettrica, che le questioni giuridiche», ha commentato il difensore.
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Il Gazzettino