Eleonora morta a 17 anni di leucemia perché rifiutò la chemio, genitori condannati a due anni in Appello

VENEZIA /PADOVA - La Corte d'Appello di Venezia ha confermato la condanna a due anni nei confronti dei genitori di Eleonora Bottaro,  la ragazza morta di leucemia...

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VENEZIA /PADOVA - La Corte d'Appello di Venezia ha confermato la condanna a due anni nei confronti dei genitori di Eleonora Bottaro,  la ragazza morta di leucemia perché rifiutò la chemioterapia Lino Bottaro, 65 anni, e Rita Benini, 53, avevano impugnato la sentenza che li condannava a due anni per omicidio colposo. Il giudice Marina Ventura aveva infatti ritenuto i coniugi responsabili della morte della figlia diciassettenne Eleonora per aver rifiutato di sottoporla a chemioterapia, all’epoca malata di leucemia linfoblastica acuta. La sentenza era stata letta il 20 giugno 2019.

I genitori erano seguaci del metodo “Hamer”, il dottore tedesco fautore della teoria che i tumori non si curano con la chemioterapia. Una teoria che - va detto - non trova conforto nella letteratura scientifica e nella sperimentazione terapeutica. Tuttavia, la ragazza che era stata ricoverata nel reparto di Oncoematologia pediatrica, il 26 febbraio del 2016 aveva ottenuto le dimissioni. Trasferita all’ospedale di Bellinzona in Svizzera, anche qui aveva rifiutato le cure tradizionali, cioè la chemio, che secondo i medici curanti le avrebbe dato grandi possibilità di sopravvivenza.

Il 29 agosto morì in casa senza terapia del dolore. Alla prima udienza l’avvocato dei coniugi Bottaro, Raffaella Giacomin aveva dichiarato: «Nel nostro caso esiste una legge, quella sul consenso informato, che non è stata minimamente toccata dalla sentenza. Eppure essa afferma chiaramente che una persona non può essere obbligata a subire un determinato trattamento, se non lo vuole. E, addirittura, consente di rifiutare anche di ricevere informazioni sul trattamento proposto. Al momento in Italia le cose vanno così. Se si vuole fare come negli Stati Uniti dove il giudice può ordinare il trattamento obbligatorio, occorre cambiare la normativa».

 

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Il Gazzettino