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L’annuncio dell’addio alla trattativa d’acquisto da parte del gruppo cinese Midea non basta. Il caso Electrolux resta, perché aver allontanato lo “spauracchio” che arrivava dall’Oriente non equivale a cancellare con un colpo di spugna una crisi che è prima di tutto figlia del mercato. Quello reale. Ecco perché c’è ancora bisogno che il futuro di Electrolux (si parla in questo caso di tutti gli stabilimenti italiani, non solo di Susegana e Porcia, fari produttivi del Nordest) si discuta a Roma. E dopo il primo rinvio, c’è una data chiave: il tavolo con il ministro delle Imprese e del Made in Italy, Adolfo Urso, sarà convocato la prima settimana di luglio.
IL VERTICE
A mediare tra il pressing che arriva dalle parti sindacali e le alte sfere del governo Meloni c’è il ministro per i Rapporti con il Parlamento, il pordenonese Luca Ciriani.
L’ATMOSFERA
Il mondo sindacale è alla finestra. A Porcia (Pordenone) la Rsu di fabbrica ha appreso con soddisfazione la convocazione - per ora annunciata, manca solamente il giorno esatto - del vertice con il ministro delle Imprese.
Ed è pronto un “pacchetto” di richieste, a partire dalla più importante, sulla quale i sindacati non accetteranno alcun tipo di negoziato: «Tutti gli stabilimenti italiani di Electrolux dovranno rimanere al loro posto e dovrà essere garantita ovunque la produzione». Un altro tema caldo, però, sarà rappresentato da un’indagine da compiere con i vertici della multinazionale svedese. Le parti sociali vogliono capire se dopo il fallimento della trattativa tra il gruppo Midea e il colosso degli elettrodomestici la proprietà svedese abbia l’intenzione di proseguire lungo la strada della cessione (alla finestra ci potrebbero essere altri giganti, dagli Stati Uniti all’Estremo Oriente) oppure se sia alle porte un nuovo ciclo di investimenti. Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino