Edwige Fenech, dopo 16 anni il ritorno in scena con il ciak di Pupi Avati. L'attrice: «Era il mio film»

"Non mi piacciono le storie romanzate ma quelle reali. È stato un set magico, io e Gabriele Lavia eravamo sposi veri"

Edwige Fenech, dopo sedici anni il ritorno in scena con il ciak di Pupi Avati. L'attrice: «Era il mio film»
Quella di oggi, alle Giornate della luce, sarà la giornata di Edwige Fenech, protagonista dell'ultimo film di Pupi Avati, "La quattordicesima domenica del tempo...

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Quella di oggi, alle Giornate della luce, sarà la giornata di Edwige Fenech, protagonista dell'ultimo film di Pupi Avati, "La quattordicesima domenica del tempo ordinario".


L'attrice e produttrice è arrivata domenica pomeriggio a Spilimbergo proveniente da Venezia. Questa sera, alle 21, sarà al Cinema Miotto, per dialogare con la curatrice e ideatrice del festival, Gloria De Antoni, presente, in collegamento video, anche lo stesso regista del film, Pupi Avati. A seguire la proiezione del film, che è una summa del cinema di Avati, intriso di musica, malinconia, memorie personali nella Bologna anni Settanta e a cui non manca il guizzo ironico del suo autore.
Marzio e Samuele si rincontrano dopo tanti anni. Grandi amici, negli anni 70 avevano costituito il gruppo "I Leggenda" con il sogno di sfondare nel mondo della musica. I due vivono entrambi un momento difficile così come non facile aveva finito con il diventare il loro rapporto, a causa di Sandra, che Marzio aveva sposato, ma non aveva saputo comprendere fino in fondo. Ora tutti e tre si trovano dinanzi a una svolta della loro vita.


L'ultima sua comparsa sul grande schermo risale al 2007, in "Hostel: Part II" di Eli Roth. Cosa l'ha spinta a tornare a recitare per il cinema?
«Una meravigliosa proposta che mi ha fatto il maestro Avati che mi ha dato la possibilità di tornare a recitare con un'opera di grande valore artistico per impersonare dei soggetti non comuni, di grande profondità, che hanno qualcosa da dire, da condividere con gli altri, in una storia in cui molti si possono riconoscere, per certi versi anch'io».


Cos'è che l'ha colpita in particolare in questo soggetto di Avati?
«La verità del racconto del tempo che passa inesorabilmente per tutti noi. Un tempo che ci permette di vivere tantissime situazioni e di imparare, maturare, capire, segnando una vita, formando la nostra personalità. E guai non fosse così. E questi sono i personaggi che mi piace interpretare, persone vere, persone naturali, trasparenti. Persone che insegnano che non si può giocare con i sentimenti. Una vicenda che molti avranno vissuto, se non noi qualche amico o parente. È bello sapere che ci si può incontrare anche da vecchi, dopo essersi amati da giovani e riscoprire l'amore e la speranza nel futuro dopo una vita di fallimenti».


Una trasparenza e una schiettezza che si percepisce nel suo modo di recitare, estremamente votato alla naturalezza e non all'enfasi (un difetto spesso attribuito agli attori italiani). Sbaglio?
«No. Forse molti non ricordavano il mio modo di recitare, che è, tante volte, quello di annullare la propria personalità ed entrare mani e piedi nel personaggio. Un processo guidato dal regista e in questo Pupi Avati è un maestro. Le mie esperienze sono passate anche attraverso importanti lavori per la televisione, come "Il coraggio di Anna", "Donna", "Le ragioni del cuore" e lì ho imparato a recitare davanti alla telecamera con la massima semplità e naturalezza».


Come si è trovata a lavorare con un regista come Pupi Avati?
Benissimo. Io lo dico sempre è stato un set "magico". Per me lui era solo un conoscente e io non avevo mai avuto a che fare con lui, artisticamente parlando. È stata una sorpresa in positivo. Ci siamo subito capiti e intesi e questo ha portato a realizzare, ritengo, una bella cosa. Anche con Gabriele Lavia abbiamo instaurato un bel rapporto, eravamo quasi come una vecchia coppia sposata da quarant'anni e invece no: non ci conoscevamo prima. Giusto "buongiorno" e "buonasera". È stato meraviglioso. Un trio perfetto».


Cosa vede nel suo futuro professionale?


«Non ho idea non mi pongo questo problema sono stata tanti anni senza lavorare. Perché non ho vent'anni non ho una carriera da fare, ormai la mia l'ho fatta. Non mi interessa. Anche come produttrice ho abbandonato il mio posto di lavoro e ora vorrei vivere una vecchiaia serena». Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino