Fiume Veneto. Edoardo, scuola militare a 16 anni e l'emozione del giuramento

Bello è diventato allievo della Teuilè di Milano: "Sono qui per diventare ufficiale"

FIUME VENETO - Ha appena 16 anni, ma le sue parole trasudano già di coraggio, e responsabilità, le stesse che gli hanno fatto guadagnare l'ammissione alla...

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FIUME VENETO - Ha appena 16 anni, ma le sue parole trasudano già di coraggio, e responsabilità, le stesse che gli hanno fatto guadagnare l'ammissione alla prestigiosa scuola militare Teulié di Milano. Quando Edoardo Bello, originario di Fiume Veneto, racconta i primi mesi all'istituto di formazione dell'esercito, è in macchina con mamma Lucia e papà Valerio, di ritorno da Milano, dove, insieme agli altri settantuno allievi, ha prestato giuramento solenne davanti al Capo di Stato Maggiore, Generale di Corpo d'Armata Pietro Serino, e altre autorità. «È stato molto emozionante. Era da due settimane che ci preparavamo per questa cerimonia. Ci hanno insegnato a marciare con il fucile, passare dal riposo all'attenti sostenendo l'arma. La mossa più difficile da imparare è stata il Presentat'arm, perché devi tenere il fucile in una posizione lontana dal corpo. Non abbiamo sbagliato un passo. Seri e rigorosi». Dal liceo scientifico Grigoletti di Pordenone ora la quotidianità di Edoardo ruota tutta attorno alla scuola milanese, punto di partenza per quella che vorrebbe essere una carriera nelle forze armate, sognata ammirando il lavoro del papà, luogotenente alla caserma di Cordenons, e desiderata al punto tale da iscriversi a tre concorsi e vincerli tutti e tre. Secondo in graduatoria su 1300 candidati. Per aumentare le probabilità di entrare nell'ambiente militare, Edoardo aveva affrontato anche le prove per la scuola navale Morosini di Venezia e per l'Aeronautica Douhet di Firenze.


DAL CUBO AL NODO DI CRAVATTA
Il 5 settembre è davvero un giorno nuovo, fatto di regole, ordini e camerate. Il tempo libero c'è, mezz'ora al giorno, durante la quale però bisogna concentrare doccia, riordino dell'armadio e una breve telefonata a casa. «All'inizio non è stato facile, sai che te la devi cavare da solo». E una delle prime novità è proprio il rifacimento del giaciglio notturno. «Hai dieci minuti per fare il cubo, che deve essere perfetto nelle angolature e lunghezze, e poi indossare la divisa». Anche sull'abbigliamento non si transige: camicia, maglioncino, cravatta. E per il nodo non è concesso alcun margine di errore. Scarpe rigorosamente lucidate. Nulla deve essere fuori posto, altrimenti scatta la punizione, che può consistere nella mancata uscita del weekend. «È normale all'inizio essere puniti. Per eseguire un cubo alla perfezione possono volerci anche due mesi».


SCUOLA DI VITA


Indipendentemente dall'interesse o meno di intraprendere una carriera militare, c'è anche chi sceglie questa scuola per la severa educazione trasmessa. «Quando esci da questa scuola, senti di avere una formazione diversa dai tuoi coetanei, percepita anche nella capacità di relazionarti con il gruppo e con persone adulte». E se alle regole puntuali e ferree ci si fa l'abitudine, per la lontananza da casa non c'è soluzione. «Più di qualcuno ha mollato. Rispetto a settembre, quando sono cominciati i corsi, adesso siamo la metà. Per me stare lontano da casa non è un problema, so che sono qui per un obiettivo: diventare ufficiale». Felicità e orgoglio condividono ora i genitori che, intuito il desiderio del figlio, l'hanno subito assecondato: «Dopo il giorno della nascita, credo che questo sia il più bello» racconta mamma Lucia. «Non è stato facile vederlo partire, ma lo vediamo felice. Edoardo ha dato tutto per questa opportunità, dividendo lo studio scolastico con quello concorsuale. Anche per noi è stato stressante, perché sai, quando vedi un figlio impegnarsi così tanto per raggiungere un obiettivo, speri solo che poi il risultato sia positivo. E qui la soddisfazione c'è stata. Poi è stato bellissimo vederlo sfilare. Durante la cerimonia di giuramento il Comandante ha detto che oltre ad aver affidato loro il nostro bene più grande, quello di un figlio, da qui esce la migliore gioventù d'Italia».

 

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Il Gazzettino