Venezia. Fallita l'edicola di Piazzale Roma che vendeva biglietti Actv

Venezia. Fallita l'edicola di Piazzale Roma che vendeva biglietti Actv
VENEZIA - Sono riusciti a vendere biglietti di Actv (ma anche di Atvo e Alilaguna) per oltre mezzo milione di euro senza pagare le aziende di trasporto. E sono riusciti a fallire...

OFFERTA SPECIALE

2 ANNI
99,98€
40€
Per 2 anni
ATTIVA SUBITO
OFFERTA MIGLIORE
ANNUALE
49,99€
19€
Per 1 anno
ATTIVA SUBITO
 
MENSILE
4,99€
1€ AL MESE
Per 3 mesi
ATTIVA SUBITO

OFFERTA SPECIALE

OFFERTA SPECIALE
MENSILE
4,99€
1€ AL MESE
Per 3 mesi
ATTIVA SUBITO
 
ANNUALE
49,99€
11,99€
Per 1 anno
ATTIVA SUBITO
2 ANNI
99,98€
29€
Per 2 anni
ATTIVA SUBITO
OFFERTA SPECIALE

Tutto il sito - Mese

6,99€ 1 € al mese x 12 mesi

Poi solo 4,99€ invece di 6,99€/mese

oppure
1€ al mese per 3 mesi

Tutto il sito - Anno

79,99€ 9,99 € per 1 anno

Poi solo 49,99€ invece di 79,99€/anno

VENEZIA - Sono riusciti a vendere biglietti di Actv (ma anche di Atvo e Alilaguna) per oltre mezzo milione di euro senza pagare le aziende di trasporto. E sono riusciti a fallire lo stesso. Un crac che fa riemergere improvvisamente la vicenda del novembre 2020 quando venne a galla l'ammanco nelle casse di Avm-Actv per il mancato versamento dei corrispettivi per i biglietti da parte dell'edicola di Piazzale Roma, gestita in affitto di azienda proprio all'interno dell'imbarcadero della linea 2. Il Tribunale di Venezia ha infatti dichiarato il fallimento della ditta che gestiva l'edicola, certificando un buco che si aggirerebbe sugli 800mila euro e che, per 493mila euro, deriva proprio da quella montagna di biglietti venduti per conto di Actv. Denaro che, a questo punto, sarà difficile possa tornare nelle casse dell'azienda.


AUTOFALLIMENTO


La società che gestiva l'edicola era Il Chiosco di Pluff, una snc del 58enne mestrino Fabio Bresin, costituita nel 2011 con altri tre soci: nel 2017 due socie se ne erano uscite, lasciando Bresin solo con F.B, 57enne della Cipressina. Lo scandalo dell'eccezionale ammanco nelle casse di Avm-Actv esplode nel novembre del 2020, e porterà al licenziamento in tronco di una dipendente dell'azienda da 32 anni, quadro responsabile dell'ufficio contabilità clienti e ricavi (provvedimento contro il quale la donna fece inutilmente ricorso), ma intanto la società di Bresin e F.B. resta in piedi fino alla primavera successiva. Ma nel maggio dell'anno scorso che Il Chiosco di Pluff fa registrare in contemporanea il recesso del socio 57enne e la risoluzione dell'affitto d'azienda, aprendo la strada all'autofallimento che è stato dichiarato martedì scorso dalla giudice Martina Gasparini, che ha nominato curatore fallimentare il commercialista mestrino Umberto Pavan fissando l'adunanza dei creditori per il 13 settembre prossimo.


I CONTI


E sono le carte che erano state presentate dagli stessi titolari dell'epoca a certificare la voragine finanziaria del chiosco: 493.051 euro di debiti verso Avm/Vela, 21.225 euro per i biglietti di Atvo e 2.368 euro (briciole, al confronto) per i ticket di Alilaguna. E ancora: 10.628 euro per l'affitto dell'edicola sotto al ponte di Calatrava (dovuti al titolare del contratto con Avm del punto vendita, Giovanni Prevedello, completamente estraneo alla vicenda dei biglietti); oltre 35mila euro di stipendi non pagati e Tfr non accantonati; 37mila euro di debiti con l'Erario; più alcune migliaia di euro di conti non pagati per bibite, souvenir e servizi di vigilanza dell'edicola. Ma ci sono poi i debiti con le banche (Banco San Marco, Banca di Sondrio e Unicredit) per quasi 115mila euro.


NESSUN PATRIMONIO


Il tutto, di fatto, senza poter contare su un patrimonio aziendale su cui i creditori potranno rivalersi, con l'aggiunta del fatto che l'unico socio rimasto non avrebbe intestato pressoché nulla, a differenza di F.B. che l'anno scorso è abilmente uscito dalla Snc molto probabilmente per evitare di rimetterci di tasca propria per coprire qualche debito. Così, alla fine, Actv con Atvo, Agenzia delle Entrate, banche e altri creditori, rischieranno di ritrovarsi con un pugno di mosche. E, a questo punto, sarebbe davvero interessante capire dove sono finiti i 500mila euro e passa di introiti dei biglietti. Ma questo lo sanno solo Bresin e F.B.
  Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino