«Io, donna trevigiana, alleno le atlete dell'Iran a mie spese»

Marzia Muroni
È la storia più particolare del mondiale di scherma a Budapest. Passano due atlete con la testa in parte coperta, perchè portano il niqab. «Non possiamo...

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È la storia più particolare del mondiale di scherma a Budapest. Passano due atlete con la testa in parte coperta, perchè portano il niqab. «Non possiamo lasciare scoperto il capo. Ma non è il burqa, attenzione» spiegano le due spadiste iraniane che parlano anche di Julio Velasco, dei tempi in cui era ct dell'Iran nel volley e delle tribune degli impianti mediorientali aperte progressivamente alle donne, fra pallavolo e calcio. Vicino a loro c'è la Ct, e non solo, delle schermitrici iraniane: porta gli occhiali ma, ovviamente, nessun velo. Perché si chiama Marzia Muroni, ed è di Treviso. «Per me è normale essere qua, ho fatto solo piacere a un'amica».

In che senso?
«Sono da sole, senza commissario tecnico né allenatore, né dirigenti e allora mi occupo io di tutto».
Muroni, mica hanno bisogno della balia, no?
«In realtà non vanno mai lasciate sole».
Ma sono maggiorenni e per nulla timide
«Fa parte della loro cultura, ci adeguiamo. Non sono al primo mondiale, sono autonome ma non abituate a esserlo. Un uomo che le deve portare in giro, dev'essere responsabile di loro».
Sarà, però stupisce che una trentenne veneta di fatto rappresenti l'Iran, in una delle discipline olimpiche più fascinose.
«Sono qui a mie spese, comunque felice, proprio perché una delle tre mi ha chiesto espressamente di aiutarla. È Paria Mahrokh: metà dell'esborso lo copre lei, ci allenavamo insieme; faceva pentathlon, in Germania, io scherma. E per un periodo, mentre studiavo a Bonn, mi allenai con la nazionale tedesca».
Dunque l'incarico non è ufficiale
«E pure a termine, vediamo se proseguirà in futuro, in altre manifestazioni di livello».
Com'è andata, sul piano tecnico?
«Due sono uscite subito nell'individuale, peccato perchè con un pizzico di sicurezza avrebbero potuto passare la fase a gironi. Paria si è qualificata, con tre vittorie e altrettante sconfitte, poi è stata capace di portare alla priorità la brasiliana Moellhausen, sino a 7 anni fa azzurra e ora campionessa mondiale. A squadre hanno superato la Giordania, almeno, per noi sono soddisfazioni. Ho il compito proprio di motivarle, di farle restare concentrate».
Lei ha smesso?
«Sì, ma l'ambiente resta affascinante».
Sono numerosi i tecnici italiani nel mondo.
«Guardi laggiù, c'è un mestrino, Andrea Borella: abita a Padova e segue l'Olanda. Cerioni non è più con la Russia, guida fiorettiste americane».
Insomma, Marzia, è in buona compagnia.
«Certo, però l'Iran ha un sapore speciale».
Basti pensare a un'accortezza che in pochi sanno
«Già, agli uomini è vietato stringere loro la mano, persino al termine di un'intervista. I maschi non le possono toccare, devono evitare il contatto fisico».
E il copricapo?
«Non devono lasciare scoperti i capelli, né altre parti del corpo, escluso ovviamente il viso».
Ma lei quando ha lasciato Treviso?
«Cinque anni fa, dopo essere stata in forestale. Sono figlia unica, papà Marcello è architetto, mamma Antonella insegnante».
È ct anche degli uomini?

«No. Sono qui perchè il maestro di Parja non la può accompagnare, essendo impegnato con la Germania. Affrontare una gara senza tecnico è difficile, perciò sono utile anche a fondo pedana, mica solo negli spostamenti. E per me è il primo mondiale».
Vanni Zagnoli
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Il Gazzettino