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Nulla di certo. Per ora si tratta di indiscrezioni che iniziano a circolare, ma che in ogni caso indicano che nonostante il momento di forte crisi finanziaria la Cimolai Spa ha ancora un appeal di un certo tipo. Tre giorni fa erano uscite le prime voci che almeno due gruppi industriali grossi si stavano interessando alla possibilità di entrare nell’assetto societario dell’impresa pordenonese finita in disgrazia a causa dei derivati che non sono andati a buon fine. Ieri i rumors si sono focalizzati su due gruppi, uno italiano e una francese che potrebbero avvicinarsi all’impresa. Si tratta della francese Vinci e del gruppo italiano Webuild. Da parte della Cimolai Spa nessun commento, anche perchè in questo momento sono tutti concentrati sul fronte del piano industriale necessario affinchè il concordato possa andare a buon fine.
LA VINCI
La Vinci è un importante gruppo industriale francese attivo nel campo dell’ingegneria civile, leader mondiale nel suo settore.
WEBUILD
Webuild è il nuovo Gruppo che nasce nel 2020 da Salini - Impregilo, è uno dei maggiori global player nella realizzazione di grandi infrastrutture complesse per la mobilità sostenibile (ferrovie, metro, ponti, strade, porti), l’energia idroelettrica (dighe a scopo energetico, impianti idroelettrici), edifici green (edifici civili e industriali, aeroporti, stadi e ospedali). Webuild è leader sul mercato italiano e compete a livello globale con i principali player di settore. Tra i progetti iconici realizzati o in corso, la Linea 4 della Metro di Milano, una tratta della Linea 16 del Grand Paris Express, il Cityringen di Copenhagen, lo skytrain della Sydney Metro Northwest in Australia, il progetto di espansione del canale di Panama, lo stadio Al Bayt, che ospiterà la coppa del mondo del 2022 in Qatar. Alla fine del 2021 il Gruppo ha registrato un portafoglio ordini totale di 45,4 miliardi: Conta circa 100 mila dipendenti.
IL PERCORSO
La Cimolai Spa non aveva mai negato la possibilità di aprire l’assetto proprietario anche a più di un partner industriale fermo restando, però, il fatto di mantenere in mano la quota maggioritaria dell’azienda. Una cosa, comunque, non esclude l’altra. Sempre da indiscrezioni le due aziende potrebbero garantire una immissione di denaro fresco intorno ai 100 - 150 milioni di euro, soldi che si aggiungerebbero alla quota fornita dalla attuale proprietà. Se questo potrebbe concretizzarsi come il secondo segnale positivo, il primo è arrivato l’altro giorno dal tribunale di Trieste. Il giudice Francesco Saverio Moscato ha infatti congelato una parte del debito da derivati per un totale di circa 100 milioni. Restano all’appello comunque altri 200 sempre da derivati e circa 450 da esposizioni con le banche. ora si tratta di capire se i due colossi sono veramente interessati. Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino