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VENEZIA - I derubati, due ottantenni americani, non si erano nemmeno accorti di essere stati borseggiati. Ad avvisarli sono stati direttamente gli agenti della Polizia locale che hanno ritrovato i loro documenti e soldi, appena rubati, in tasca a una giovane bulgara che si stava allontanando con una presunta complice. Le due donne, arrestate domenica per furto, sono comparse ieri davanti al giudice monocratico di Venezia, Alberto Ciampaglia, per essere processate per direttissima.
In libertà
I loro difensori hanno chiesto un rinvio per esaminare gli atti e il giudice - nell'attesa (il processo riprenderà a gennaio) - ha rimesso in libertà le due donne. La richiesta della Procura di applicare ad entrambe la misura del divieto di dimora a Venezia non è stata accolta. Nel caso della donna pizzicata con soldi e documenti in tasca in quanto incensurata. Nel caso della sua presunta complice anche per mancanza di gravi indizi di colpevolezza. Una copione giù visto, questo delle borseggiatrici arrestate e subito liberate, che di recente è stato denunciato anche dal comandante della Polizia locale, Marco Agostini, preoccupato per le armi sempre più spuntate in mano alle forze dell'ordine (anche a causa della riforma Cartabia, che impone la denuncia anche per fatti come questi) a fronte di un fenomeno in forte crescita.
Il borseggio al centro del processo di ieri era avvenuto davanti all'imbarcadero della Stazione, uno dei luoghi preferiti da queste bande di manoleste che vengono a Venezia per operare.
Il Gazzettino