Droga, lo spaccio in via Piave "fattura" 300mila euro al mese

MESTRE - Ogni mese via Piave e dintorni fruttano almeno 300 mila euro. Ogni giorno sono 10 mila. Soldi che finiscono nelle tasche degli spacciatori di strada, anche se la parte...

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MESTRE - Ogni mese via Piave e dintorni fruttano almeno 300 mila euro. Ogni giorno sono 10 mila. Soldi che finiscono nelle tasche degli spacciatori di strada, anche se la parte più grossa del malloppo naturalmente entra nei portafogli di chi tira i fili del traffico di droga, i vertici che comandano su tutte le piazze d'Italia. Alla fine per capire meglio quanto grave sia la situazione del degrado nelle strade attorno alla stazione ferroviaria la cosa migliore è affidarsi ai soldi, seguire la traccia del denaro, così le proporzioni del dramma che i residenti e i commercianti della zona stanno vivendo appare molto più chiaramente. Per fare i conti basta partire dal fatto che in stazione gravitano minimo 200 tossicodipendenti, e che ognuno di loro ha bisogno giornalmente di 50 euro a testa per acquistare le dosi di droga necessarie al mantenimento. Di conseguenza ogni giorno, attorno alla stazione, servono più o meno 10 mila euro, e sono numeri per difetto perché probabilmente i tossicodipendenti, tra quelli stanziali e quelli che arrivano in treno da varie parti della Regione perché sanno che questa è la piazza di spaccio più importante del Nordest, sono di più.


I CONTI


Diecimila euro al giorno, 300 mila euro al mese puliti esentasse, soldi che arricchiscono gli spacciatori e i cartelli della droga e che, contemporaneamente, impoveriscono e degradano le aree dove lo spaccio avviene. Perché in quelle aree i tossicodipendenti fanno di tutto per procurarsi i soldi: e chi non li ha a disposizione ruba, rapina, chiede l'elemosina, si prostituisce. Dall'altro lato ci sono gli spacciatori che contribuiscono attivamente a peggiorare la situazione dato che sono continuamente in lotta tra di loro per assicurarsi le zone di vendita degli stupefacenti. In mezzo, stritolati, ci sono i residenti e i commercianti, e l'esposto presentato giorni fa alla Procura della Repubblica (oltre che al sindaco di Venezia Luigi Brugnaro, al prefetto, al questore, al governatore del Veneto Luca Zaia, al comandante dei vigili urbani) dagli abitanti del grande condominio Bandiera 2006 tra via Cappuccina e il cavalcavia di Corso del popolo, è solo un esempio dello stato di disperazione in cui vive la gente: tossici, spacciatori, sbandati bivaccano e trafficano sotto ai portici di casa, ma anche dentro casa, negli androni e nei cortili interni dove rubano quel che trovano, biciclette e altro; i bambini e gli anziani rischiano di pungersi con le siringhe infette e abbandonate per terra assieme ad altre immondizie e a feci e urina; il valore degli appartamenti è in picchiata; e l'immagine che si dà al turismo è quella di una città sporca, insicura, degradata. Nell'esposto chiedono una «reale lotta allo spaccio. Servono più poliziotti in borghese, arresti di spacciatori e lotta all'illegalità, e serve riattivare servizi sociali sul territorio per allontanare i tossicodipendenti dalla strada e ricondurli a strutture sociosanitarie». Finché, però, 300 mila euro al mese, ossia 3 milioni e 600 mila euro l'anno, continuano ad uscire dalla sola zona della stazione ferroviaria, finché non si colpiranno i soldi e chi se li gode in quartieri di lusso, completamente sconosciuti al fisco e in grado di pagarsi gli avvocati per stare lontano dalle prigioni, sarà molto difficile che il degrado scompaia.


 

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Il Gazzettino