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PADOVA - La criminalità organizzata arruola i ragazzini, tutti minorenni, per spacciare. Galoppini, anche di tredici anni, pronti a smerciare fiumi di cocaina. Ma non sempre lo sfruttamento di questi teenager serve a eludere le forze di polizia. Gli uomini della Squadra mobile, coordinati dal pubblico ministero Sergio Dini titolare delle indagini, ha “pizzicato” una banda di quattro tunisini. I maghrebini hanno agito, tra il febbraio e il dicembre dell’anno scorso, in zona Chiesanuova. La loro base era il locale da asporto “Ciccio kebab”, da ieri mattina posto sotto sequestro preventivo.
In manette è finito il titolare Skander Ferchichi, 46 anni residente a Mestrino. Una seconda ordinanza di custodia cautelare in carcere è stata eseguita nei confronti di Ahmed Ghabri, detto “Andrea”, 20 anni residente a Selvazzano e già dietro alle sbarre di una cella. Su di lui, oltre all’accusa di spaccio, pende anche il reato di rapina. Non sono invece ancora stati assicurati alla giustizia Oussama Wasti di 23 anni e Mohamed Wasti di 27 anni.
LE INDAGINI
Gli uomini della Mobile, attraverso appostamenti e pedinamenti, hanno controllato le mosse dei quattro spacciatori e dei loro quattro galoppini minorenni: tre nordafricani e un italiano di appena 14 anni. In un secondo momento hanno messo sotto intercettazioni telefoniche i telefoni cellulari. Ma la mossa vincente, da parte degli inquirenti, è stata posizionare all’interno del “Ciccio kebab” delle microspie ambientali e delle microtelecamere: in questo modo hanno documentato l’intera filiera dello spaccio di cocaina e di hashish.
Una trentina i clienti monitorati e quasi tutti italiani.
LA VIOLENZA
I quattro tunisini sono considerati dagli inquirenti soggetti pericolosi. In particolare Ghabri accusato anche di rapina e lesioni aggravate in concorso con altre persone. Il giorno 8 luglio del 2023, ancora secondo l’accusa, il tunisino avrebbe rapinato un connazionale di 380 euro colpendolo al capo e al corpo con una mazza e minacciandolo con un coltello. La vittima ha riportato la frattura delle ossa nasali e un trauma oculare. È stato dimesso dai medici del pronto soccorso con una prognosi di quindici giorni.
Ma Ghabri è dietro alle sbarre di una cella perchè, all’inizio del mese di marzo nel quartiere Torre, insieme ad altri quattro connazionale ha partecipato all’aggressione di un altro tunisino. La vittima è stata pestata dal branco e a salvarlo è stata la zia dalla Tunisia che ha chiamato il 112. Il nipote di 33 anni mentre veniva picchiato con l’obiettivo di rapinarlo, è riuscito a fare una video chiamata alla parente. I cinque, tra cui il Ghabri, sono stati accusati di tentata estorsione, rapina e lesioni personali in concorso.
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Il Gazzettino