Inflitti otto anni di carcere a "Stefano" El Babani, è stato il re dello spaccio di cocaina

Una delle azioni nell'operazione Taraqa
ROVIGO - Già in carcere per spaccio di cocaina e un processo in corso, scaturito da una delle più massicce indagini antidroga mai condotte in Polesine, culminata con...

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ROVIGO - Già in carcere per spaccio di cocaina e un processo in corso, scaturito da una delle più massicce indagini antidroga mai condotte in Polesine, culminata con l’operazione “Taraqa”, che l’11 ottobre 2016 ha visto la Mobile di Rovigo arrestare 53 persone. Ma per il 35enne Abdeljalil El Banani, “Stefano” per i tanti e affezionati clienti che si rifornivano da lui di polvere bianca, residente prima a Lusia, poi a Villanova del Ghebbo, infine a Codigoro e ora in carcere, l’elenco delle contestazioni non era ancora esaurito.


Ieri, difeso dall’avvocato Cecilia Tessarin, è comparso davanti al giudice per le udienze preliminari Pietro Mondaini che lo ha condannato con giudizio abbreviato, in continuazione con le due precedenti condanne, sempre per spaccio, a un totale complessivo di 8 anni e 2 mesi. Lo scorso giugno aveva patteggiato 2 anni e 8 mesi per una lunghissima serie di cessioni di cocaina ricostruite dai carabinieri di Lendinara in un arco di tempo fra 2012 e 2016 ad una rete di “clienti affezionati”, italiani e stranieri, giovani e meno giovani, compresi molti insospettabili, che si rivolgevano a lui almeno una volta al mese, ma in qualche caso fino a due volte a settimana. Dopo essere già stato arrestato dai carabinieri nel luglio del 2016, dopo che insieme ad un connazionale aveva forzato un posto di blocco al casello autostradale di Villamarzana, cercando di disfarsi di un “sasso” di 55 grammi di cocaina, era finito agli arresti domiciliari a Lusia, poi in carcere dopo l’arresto nell’operazione “Taraqua”. Nell’aprile 2017 gli era stata applicata la misura dell’obbligo di dimora ed El Banani, fino allo scorso marzo non solo era ancora a piede libero, ma si era trasferito nel Delta ferrarese, a Codigoro, dove continuava a “lavorare”, almeno secondo quello che gli contesta la Procura, sulla base delle ulteriori indagini della Mobile: per questo, con l’accusa di altre 2.500 cessioni di cocaina fra 2012 e 2018 il 5 marzo è stato arrestato.


Nel procedimento di ieri doveva rispondere delle centinaia e centinaia di cessioni ricostruite sulla base di parziali ammissioni di alcuni suoi clienti, fra i quali una donna che ha ammesso di aver acquistato da lui, fra il 2014 e il 2018 almeno un migliaio di dosi. Nello stesso periodo sono state ricostruite cessioni a Lusia, Villanova del Ghebbo, Sant’Urbano e Stanghella. Generalmente passavano di mano quantità pari a un grammo o mezzo grammo, per 100 o 50 euro. Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino