Padova. Droga al Due Palazzi, sei indagati: tra loro c'è anche un avvocato

Droga al carcere Due Palazzi (foto d'archivio)
PADOVA - Alex Gianduzzo, sandonatese di 45 anni che sta scontando nel carcere Due Palazzi di Padova l'ergastolo per un duplice omicidio, ha continuato a fare un po' quello...

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PADOVA - Alex Gianduzzo, sandonatese di 45 anni che sta scontando nel carcere Due Palazzi di Padova l'ergastolo per un duplice omicidio, ha continuato a fare un po' quello che voleva da dietro le sbarre. Tra queste cose c'era un giro di droga che veniva venduta ai detenuti in cambio di pagamenti attraverso versamenti in carte Postepay, Moneygram o Western Union intestate a parenti o persone compiacenti. Su questo la Procura di Padova, con in testa il pm Benedetto Roberti, sta indagando da parecchi mesi, ma è di qualche giorno fa la notizia che sabato sono state eseguite perquisizioni nelle abitazioni di persone vicine a Gianduzzo, a Giuliano Napoli, trentaquattrenne calabrese attualmente in carcere a Padova, e Francesco Venturi, cinquantaduenne udinese anch'egli detenuto al Due Palazzi. La polizia penitenziaria ha bussato alle porte di un parente di Gianduzzo, di un parente di Napoli e della compagna di Venturi, un'avvocatessa di Udine. In una delle tre, gli agenti hanno fatto bingo, trovando materiale ritenuto, come si dice utile alla prosecuzione delle indagini.

Ma cosa cercava la Procura? Essenzialmente droga, come quella di cui in diverse occasioni è stata documentata la vendita in carcere. A vario titolo, i sei sono indagati per detenzione in concorso tra loro di stupefacenti a fini di spaccio e di accesso indebito a dispositivi idonei alla comunicazione da parte di soggetti detenuti. Come arrivava la droga in carcere? Secondo la procura padovana, sarebbe stato organizzato un vasto giro che si riforniva direttamente dal Sudamerica e, attraverso l'Ecuador, la droga arrivava in Italia per il tramite di corrieri locali e anche albanesi, che poi provvedevano a distribuirla. In qualche occasione la polizia giudiziaria aveva anche accertato episodi di violenza all'interno del carcere attribuibili a operazioni di recupero crediti. Quanto all'avvocatessa di Udine, il legale di lei nega qualsiasi coinvolgimento in questo tipo di traffici. 

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Il Gazzettino