Dragaggi legittimi: canale di Porto Buso dissequestrato e funzionari assolti

La Procura di Gorizia contestava una illecita gestione dei sedimenti derivanti dai dragaggi del canale di accesso a Porto Buso fino alle dighe foranee di Porto Nogaro

Imputati assolti
SAN GIORGIO DI NOGARO - Erano legittimi i dragaggi nel canale di Porto Buso. E così pure i carotaggi dell'Arpa. Lo ha stabilito il Tribunale di Gorizia, che ieri ha...

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SAN GIORGIO DI NOGARO - Erano legittimi i dragaggi nel canale di Porto Buso. E così pure i carotaggi dell'Arpa. Lo ha stabilito il Tribunale di Gorizia, che ieri ha assolto con formula piena, perché il fatto non sussiste, dirigenti e funzionari regionali rimasti coinvolti in un'indagine del Noe. Sono usciti indenni dal processo Magda Uliana, 60 anni, di Udine, coinvolta in qualità di direttore centrale delle Infrastrutture della Regione; Chiara Di Marco, 48, di Udine, direttore dei lavori di ripristino urgente dei fondali; Clorinda Del Bianco, 65, di San Martino al Tagliamento, dirigente Arpa; infine, Francesca Godino, 35, di Grado, comandante dell'Ufficio circondariale marittimo di Grado. La sentenza, pronunciata dal giudice Francesca De Mitri, ha comportato l'immediato dissequestro del canale, che in seguito ai sigilli ottenuti dalla Procura (all'epoca attraverso il sostituto procuratore Valentina Bossi) ha avuto una riduzione del pescaggio (da 7,50 metri a 5,50) a causa della mancata manutenzione, con ripercussioni importanti sull'attività del porto friulano.

Le accuse

La Procura di Gorizia contestava una illecita gestione dei sedimenti derivanti dai dragaggi del canale di accesso a Porto Buso fino alle dighe foranee di Porto Nogaro. I dubbi riguardavano un'ordinanza dell'Ufficio circondariale marittimo di Grado, i campionamenti fatti dall'Arpa (carotaggi di 20/30 centimetri anziché un metro) e la modifica del fondo marino in seguito agli scavi. Secondo l'accusa, i fanghi dovevano essere smaltiti in discarica in qualità di «rifiuti». Ma le analisi dell'Arpa non avevano evidenziato la presenza di rifiuti pericolosi nel fondale, ma soltanto sabbia e limo che si erano accumulati in seguito alle mareggiate. Sabbia che, durante i dragaggi, era stata sparata a 25 metri di distanza, quindi in mare territoriale. Secondo la Procura l'operazione era abusiva. Erano state pertanto individuate presunte violazioni al Codice della navigazione e alla legge sui rifiuti. A riportare la vicenda nell'alveo della legalità è stata un'agguerrita difesa composta dagli avvocati Luca De Pauli, Marco Zucchiatti e Rino Battocletti, sostenuti anche dal legale che rappresentava la Regione Fvg, ente indicato come parte offesa. In realtà non si è costituito parte civile, ma ha difeso la legittimità dell'operato dei suoi funzionari.

Le reazioni

Sulla vicenda ieri è intervenuto il presidente della giunta regionale Massimiliano Fedriga. «L'intervento - si legge in una nota - era pienamente legittimo. Il Tribunale ha assolto con la formula più ampia i dirigenti e i funzionari apicali della Direzione infrastrutture e dell'Arpa Fvg, che applicando le previsioni normative di esclusione dalla normativa sui rifiuti, erano intervenuti con la massima urgenza per ripristinare la piena operatività del porto». Il dissequestro del canale, dove i dragaggi sono sospesi dal giugno 2019 con conseguenze economiche importanti sul fronte dell'attività di Porto Nogaro, adesso permetterà di avviare nuovi scavi. Le imprese - come ha sottolineato Fedriga - «sinora hanno subito la forte limitazione di operatività derivante dalla contestazione penale. La sentenza conferma la correttezza del lavoro svolto e di cui la Regione non aveva mai dubitato, oltre che il dissequestro del canale che permette ora di programmare tutta una serie di importati interventi da cui deriveranno sviluppo e valorizzazione del Porto regionale».

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Il Gazzettino