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VIGONOVO (VENEZIA) - «Abbiamo fatto tutto d'istinto, senza pensare a possibili conseguenze. Era giusto farlo e ci è sembrato una cosa normale». A parlare è uno dei quattro minorenni che intorno alle 23.30 di sabato sono intervenuti per tentare di difendere una donna letteralmente aggredita dal marito. Prima un calcio dato alla donna nella sala-bar del patronato parrocchiale della frazione Tombelle di Vigonovo e poi ulteriori violenze durante il tragitto per raggiungere la loro auto in sosta sul parcheggio retrostante la chiesa della Beata Vergine del Perpetuo Soccorso. A tentare di bloccare l'uomo e a chiamare le forze dell'ordine ci hanno pensato quattro minorenni, due maschi e due femmine.
L'aggressione del marito violento
Il fatto, come sopra riportato, è avvenuto a Tombelle, frazione per metà veneziana di Vigonovo e per metà padovana di Saonara, e che a nord confina con il comune di Padova stesso. A fare da legame tra le tre realtà amministrative diverse c'è la parrocchia della Beata Vergine del Perpetuo Soccorso, che è sì ubicata sulla parte veneziana, ma dipende dalla Curia di Padova. Visto che l'uomo non voleva saperne di calmarsi, i ragazzi hanno prima fotografato la targa dell'auto e poi hanno chiamato i carabinieri. Sul posto è prontamente intervenuta una pattuglia di militari che una volta verificato il numero di targa della macchina è subito risalita al proprietario del mezzo, un 71enne residente a Legnaro (Pd). Si tratta di una persona già conosciuta dalle forze dell'ordine per altri episodi simili nei confronti della moglie. Una volta giunti sul posto, non senza qualche difficoltà, hanno arrestato l'uomo. La donna, in evidente stato di choc, è stata invece portata al pronto soccorso. La vicenda di Giulia Cecchettin e Filippo Turetta, successa ad appena due chilometri di distanza, ha molto probabilmente insegnato qualcosa e il fatto che ad intervenire siano stati dei giovanissimi la dice lunga su quanto la vicenda sia sentita.
I ragazzini bloccano l'uomo
«Erano circa le 22.30 di sabato e mi trovavo dentro al bar del patronato con un mio amico e due ragazze - dice il giovane - Abbiamo assistito con stupore alla scena durante la quale l'uomo aveva iniziato a malmenare la donna, apostrofandola con epiteti irripetibili e dandole addirittura dei calci. Nessuno dei presenti è sembrato farci caso, ma noi siamo usciti dal patronato e abbiamo seguito la coppia fino al parcheggio. Visto che l'uomo continuava a inveire e dare botte alla donna, siamo intervenuti per tentare di bloccarlo. Sembrava fuori di testa. In nostro aiuto è venuta un'altra persona adulta, ma l'uomo è riuscito a salire nella macchina guidata da lei e poi si sono allontanati. Allora con il mio cellulare ho scattato una foto alla targa mentre il mio amico chiamava i carabinieri. La cosa strana è che la donna tentava di giustificare l'aggressione». Quando un quarto d'ora dopo il ragazzo è rientrato in casa, non ha detto nulla dell'accaduto ai genitori. «Ci ha raccontato tutto solo il giorno seguente, quasi non fosse successo nulla - dice la mamma del ragazzo - Lo abbiamo abbracciato entrambi e gli abbiamo detto che per noi era un piccolo eroe».
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