Ci riprova. Lo ha fatto l’anno scorso con il ministro dell’Istruzione Stefania Giannini, lo ripete ora inviando la missiva all’attuale ministro Valeria Fedeli....
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«Di fronte al silenzio del precedente ministro, la scuola veneta si è arrangiata facendo di necessità virtù - scrive Donazzan al ministro Fedeli - ma così abbiamo dovuto penalizzare le scuole di montagna, i genitori che lavorano e che non hanno potuto aver accesso al tempo pieno e le classi con alunni disabili che avrebbero diritto allo sdoppiamento. Ora che alle storiche carenze di organico si aggiungono anche i vuoti causati dalle domande di pensionamento presentate da circa duemila docenti in Veneto, non sarà più possibile fare ricorso a soluzioni tampone».
Inoltre per coprire i posti serve anche formare gli insegnanti, allargando il numero di accessi alle università. Perchè è vero che se mancano prof veneti arrivano quelli di altre regioni ad occupare le cattedre vuote, ma è altrettanto vero che come giungono anche se ne vanno per riavvicinarsi a casa.
«Il ministro Fedeli ci ha già dato ragione sulla necessità di aumentare le certificazioni universitarie per gli insegnanti di sostegno e di allargare il numero degli ingressi alle facoltà che preparano i futuri maestri e professori - spiega Donazzan - sono quindi fiduciosa che possa ascoltare e comprendere anche la richiesta, espressa da Regione, Ufficio scolastico regionale e organizzazioni sindacali di assegnare al Veneto 48.698 insegnanti in pianta organica, 641 in più di quanto attualmente riconosciuto».
L’anno scorso, con un contingente di 48.057 posti dati dal ministero al Veneto, l’Ufficio scolastico regionale si è dovuto “inventare” soluzioni. E’ stato quindi necessario contenere il numero delle classi e i dirigenti scolastici sono ricorsi ad espedienti come l’innalzamento dell’orario d’insegnamento da 18 a 24 ore settimanali e l’utilizzo in cattedra dell’organico di potenziamento che negli intenti della “Buona scuola” doveva servire ad altro. Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino