Cadore in lutto: «Addio don Giuseppe, hai saputo seminare umanità»

La chiesa di Venas di Cadore ha ospitato i funerali di don Giuseppe Bortolas
VALLE DI CADORE - Lutto cittadino a Valle nella giornata del funerale del suo parroco, don Giuseppe Bortolas, 67 anni. Il paese che da due mesi deve fare i conti con la...

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VALLE DI CADORE - Lutto cittadino a Valle nella giornata del funerale del suo parroco, don Giuseppe Bortolas, 67 anni. Il paese che da due mesi deve fare i conti con la chiesa San Martino a rischio crollo e quindi chiusa, si trova doppiamente orfano. Anche il consiglio comunale, ieri sera, ha ricordato il sacerdote. «Uomo molto pratico, solo apparentemente burbero, per il suo carattere buono e generoso ha saputo farsi ben volere e apprezzare ovunque è stato». 


Lo descrivevano così dalla Diocesi nel momento in cui è stata data la notizia della sua morte, venerdì scorso, ma don Giuseppe era certamente molto di più e nel poco tempo che era stato in valle del Boite, alla guida della parrocchie di Valle, Venas e Cibiana, aveva saputo farsi amare dalla gente, la stessa che ieri l’ha voluto salutare. Una celebrazione funebre ai tempi del covid: pochi e ben distanziati i posti in chiesa. Ma la commozione era visibile negli occhi, nelle pause durante le letture, nell’omelia, nel ricordo finale. 
La messa è stata celebrata dal vescovo Renato Marangoni, presenti i sacerdoti del Cadore con l’arcidiacono Diego Soravia. Ed è toccato al vescovo nell’omelia ricordare il malore che mercoledì scorso impedì a don Giuseppe di arrivare alla celebrazione nella chiesa della Pietà: quando andarono a cercarlo lo trovarono a terra in canonica in condizioni molto serie. 
IL RITRATTO NELL’OMELIA
«Don Giuseppe in nome della forza salvifica di Gesù ha dedicato la sua vita, l’ha messa a repentaglio per lui - ha detto il vescovo -. Voleva dare molto di più di quanto gli è stato possibile lungo questi interminabili mesi di pandemia a questa comunità così come aveva fatto attraversando in diagonale tutta la Diocesi, seminando quell’umanità reale che gli apparteneva. Più volte in questo tempo mi ha confidato che gli mancava la possibilità di un incontro più familiare, più fraterno con tutti. La sua barba simile ad un macigno sul volto in realtà veicolava la sua bontà e affabilità di pastore che si protendeva verso il gregge». Da quando era giovane e fino a poco tempo fa è stato donatore del sangue, altro segno della sua disponibilità per il prossimo. 
AMAVA I GIOVANI

Era arrivato a Valle nell’ottobre del 2019, ma qualche mese dopo è scoppiata l’emergenza sanitaria che ha quasi paralizzato la vita pastorale e rese difficoltose le relazioni, di questo ha sofferto come dolorosamente ha dovuto prendere atto della aggravata precarietà della chiesta di San Martino Vescovo dove non ha potuto celebrare dal 12 febbraio scorso, compresi i riti pasquali, e con preoccupazione per il futuro. «Il mondo dei bambini, dei giovani era l’habitat che gli piaceva, era uno di loro. Il suo andarsene ci lascia con questo senso di inadempimento che ci stringe il cuore» ha concluso il vescovo. A salutarlo era salito il sindaco di Cesiomaggiore Carlo Zanella, presenti i colleghi Marianna Hofer di Valle e Venas e Mattia Gosetti di Cibiana. La salma ha poi preso la strada di Pez, paese natale, dove sarà tumulata accompagnata dai suoi familiari e dai vertici della Diocesi.
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Il Gazzettino