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PADOVA - «Nessuna estorsione, abbiamo solo chiesto l'elemosina». Così hanno dichiarato altri cinque sinti, durante l'interrogatorio di garanzia davanti al Gip Domenica Gambardella, per difendersi dalle pesanti accuse di circonvenzione di incapace e tentata estorsione ai danni di don Albino Bizzotto, il padre dei Beati i costruttori di pace. Il religioso, secondo l'accusa rappresentata dal pubblico ministero Giorgio Falcone, sarebbe stato raggirato della importante cifra di 370 mila euro, da quei nomadi che per buona parte della sua vita ha cercato in tutti i modi di aiutare. A tradire la sua fiducia sarebbero stati i sinti dei campi di Cadoneghe, Vigonza, Santa Maria di Sala e Montecchio Maggiore.
DAVANTI AL GIP
Di fronte al giudice per le indagini preliminari sono finiti Glenda Casalgrande 34 anni, Pamela Casalgrande 46 anni, Priscilla Henik 36 anni ed Elvis Henik 40 anni tutti raggiunti dalla misura restrittiva del divieto di dimora in Veneto.
GLI ALTRI SEI
La settimana scorsa davanti al Gip, sempre per l'interrogatorio di garanzia, erano finiti i sei sinti arrestati: Paolo Di Colombi 25 anni, Revin Casalgrande 27 anni, Patrik Casalgrande 36 anni, Brajan Argentini 22 anni, Sonny Argentini 31 anni e Alfonso Abbruzzese 29 anni. Anche in questa occasione i nomadi, di fronte al giudice, hanno rigettato l'accusa di tentata estorsione. Brajan e Sonny Argentini, entrambi difesi dall'avvocato Pietro Sartori, si sono avvalsi della facoltà di non rispondere, ma hanno voluto lasciare dichiarazioni spontanee. Sonny ha ricordato di avere ricevuto 7.700 euro da don Albino. «Ti prego, se non mi dai i soldi mi uccido» aveva detto al sacerdote. Brajan invece ha ottenuto dal religioso 37 mila euro. Ha raccontato di avere avuto da piccolo una importante operazione alla schiena, e ancora oggi avrebbe seri problemi di deambulazione. E poi, confermato dalle cartelle cliniche depositate dal suo legale, soffrirebbe anche di un ritardo mentale. Il giovane ha dichiaro al Gip di avere chiesto soldi a don Albino per saldare un debito con altri sinti. Ci sarebbe stato il pericolo che questi per riavere indietro il denaro, si rivolgessero direttamente al sacerdote. Tutti gli avvocati degli undici nomadi finiti nei guai hanno chiesto un alleggerimento della misura restrittiva.
Il Gazzettino