Dolomitibus, i lavoratori bocciano l'accordo: «Ma i 164 euro non sono da buttare via»

Il piazzale della stazione di Belluno, dove partono molti mezzi di Dolomitibus
BELLUNO - I lavoratori di Dolomitibus bocciano l’accordo sottoscritto solo da Cisl e Faisa con il quale si cercava di tamponare l’emergenza autisti,...

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BELLUNO - I lavoratori di Dolomitibus bocciano l’accordo sottoscritto solo da Cisl e Faisa con il quale si cercava di tamponare l’emergenza autisti, prevedendo un aumento di salario pari a 2 euro lordi al giorno. Le assemblee si sono allineate con Cgil e Uil che avevano detto subito no all’accordo, ritenuto del tutto insufficiente ad affrontare un crisi molto grave e profonda. Una bocciatura a maggioranza. Ma sebbene il 19 ottobre, questo il giorno dell’intesa, Cgil e Uil non fossero d’accordo con la Cisl, oggi condividono un punto: sono stati fatti dei passi avanti. Stefano Bergamin (Fit Cisl) precisa: «Tutti hanno riconosciuto che 164 euro non sono da buttare via e da lì si partirà per le nuove trattative -. L’ultima assemblea, anche in questo caso online, è stata fatta lunedì sera ed erano presenti circa un terzo dei lavoratori. Per cui anche se con numeri risicati, è prevalso il no all’ipotesi di accordo». In sostanza se da una parte è stata riconosciuta l’importanza dell’aumento salariale, «circa il doppio di un accordo nazionale», i lavoratori hanno chiesto di lavorare su altro: «Su turni e vivibilità dei turni. Ed è questa la parte più difficile perché per raggiungere questo obiettivo, è necessario aumentare il numero di autisti». 

CARENZA DI PERSONALE
La mancanza di autisti è uno dei nodi cruciali della crisi. Infatti per rendere i turni maggiormente vivibili, sarebbe necessario avere più personale. Che in questo momento, pur se lo volesse, Dolomitibus non potrebbe assumere perché non si trova personale. Bergamin accogliendo le richieste salite dalle assemblee, dice: «La nostra posizione era che con qualche incentivo fosse possibile trattenere qualche autista e farne rientrare altri. Dalle maestranze ci è stato detto chiaramente di migliorare la vivibilità del lavoro. Lo faremo, senza peraltro perdere la base dell’ipotesi di accordo che abbiamo già raggiunto». Se si chiede a Bergamin se la Cisl è rimasta sorpresa dall’esito delle assemblee, risponde: «Non è che non ce l’aspettavamo: il malcontento dei lavoratori era evidente. E quando le persone sono sfiduciate, ci si può aspettare di tutto. Una sfiducia che non nasce da quanto è stato fatto. Ed infatti il problema di Dolomitibus non nasce oggi e la sfiducia dei lavoratori è rivolta soprattutto a quello che non è stato fatto in passato. Ora? Adesso torniamo in azienda e ricominciamo le trattative da quanto raggiunto finora e ci aspettiamo di lavorare nella stessa direzione anche insieme alle altre organizzazioni sindacali». 

SOLUZIONE STRUTTURALE 


Da parte loro nel commentare la bocciatura dell’accordo sottoscritto da Cils e Faisa, Antonio Ventura (Filt Cgil) e Federico Cuzzolin (Uiltrasporti) dicono: «I lavoratori, pur consapevoli dei passi in avanti fatti da Dolomitibus, condividono le perplessità già evidenziate da Cgil e Uil. Sono e siamo convinti infatti che la grave situazione in cui versa l’azienda relativamente al personale vada affrontata con interventi strutturali e ponderati e non con soluzioni improvvisate e temporanee. Questo per far sì che si riesca ad arginare la fuga di autisti e al contempo rendersi attrattivi per colmare l’organico perso a causa delle innumerevoli dimissioni. Diversamente il problema Dolomitibus nei prossimi mesi e anni non potrà che aggravarsi e questo purtroppo sia per i lavoratori che per gli utenti e cittadini della Provincia di Belluno». Infine lo sguardo verso quello che accadrà: «Forti del sostegno dei lavoratori e grazie anche alle loro proposte, proseguiremo da subito il confronto per chiedere da una parte un’integrazione stabile dei salari e dall’altra trovare soluzioni su orari, turni, ferie e permessi che permettano una reale conciliazione del tempo di lavoro con quelli della propria vita familiare e privata».  Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino