Dolomiti, la montagna veneta tra tradizioni vere e luna park per ricchi. «Siamo davvero disposti a calar le braghe per un dollaro in più?»

Marco Bozza, medico delle Dolomiti
Cadore, il nostro orgoglio non è mai stato in vendita   La percezione istintiva, "a pelle" molto spesso...

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Cadore, il nostro orgoglio non è mai stato in vendita

 

La percezione istintiva, "a pelle" molto spesso dice la verità, o una parte di essa, il resto bisogna capirlo con una ponderata riflessione: "rifletteteci sopra" come dice il nostro governatore immarciscibile, Luca Zaia.

Sono arrivato a Cortina nel 1991, come incaricato titolare di Guardia Medica dalla lontana Puglia. Le terre più alte che avevo visto, fino ad allora, erano quelle del Gargano, una zolla di terra in confronto alle Dolomiti. Da una parte, la monumentale bellezza della Conca Ampezzana, dall'altra, la varia e avariata umanità vacanziera di Cortina tanto "fashion" e un po' cialtrona. Lo "struscio" in Corso Italia mi ha sempre fatto venire i brividi sulla schiena con raccapriccio, ma da medico di guardia ho avuto occasione di entrare in tante case veramente montane, a contatto con quelle persone che sono nate in montagna e con la montagna fanno i conti ogni giorno dell'anno, nella buona e nella cattiva sorte.

Sono stato adottato da queste montagne e da cadorino di seconda generazione, sento ogni giorno quanto sia difficile far sopravvivere le tradizioni e il senso autentico della vita in Cadore. Siamo la Montagna di serie A nei fine settimana e nelle manifestazioni sportive e in qualche documentario e serie televisiva, ma immediatamente declassati in serie C quando si spengono i riflettori e dobbiamo affrontare la quotidianità.

 

Privati di tutto: uffici, servizi, ospedali, trasporto pubblico, viabilità stradale, conti altissimi da pagare come se appartenessimo al bel mondo della Santanchè e Co

 

I nostri ragazzi alle prese con affitti improponibili, con lavori stagionali con pochissime tutele e poco futuro. La nostra è una popolazione di soli 40.000 residenti, sparsi in un territorio estremamente grande e difficile, peso specifico politico inesistente e sotto continua minaccia.

Rischiamo di sparire oggettivamente e culturalmente, perché prevale una mentalità governativa da Luna Park: qui vogliono fare una enorme sala giochi con rotatorie, autostrade, centri commerciali, aeroporti, e ogni cosa a beneficio del fashion week e trottolino amoroso, la fiera della vanità di chi può comprare la montagna usandola solo come cornice e mai come contenuti. Cosa possiamo salvare in questa economia lanciata verso una crescita all'infinito? La bellezza della Montagna è un percorso, lento, meditativo, faticoso, riflessivo.

Esattamente il contrario di quello che è commercio e consumismo. Il Cadore ha conservato da sempre la propria autonomia e Cultura, anche in barba alla Serenissima, un autogoverno antichissimo con le Regole e la Magnifica Comunità, ma la Cultura e l'Autonomia richiedono orgoglio e autodeterminazione che qui non sono mai stati in vendita.

È ancora così o siamo disposti a calar le braghe per un dollaro in più?


*medico di base

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Il Gazzettino