Treno delle Dolomiti, l'ultimatum di Cortina: «Basta rinviare»

Treno delle Dolomiti, l'ultimatum di Cortina: «Basta rinviare»
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CORTINA - «Allora arrivati a questo punto vien da dire: perché non valutare anche la quinta alternativa, una che tagli dritto. Da Tai a Cortina. Manca senso di praticità e responsabilità. Basta con il metodo democristiano. Bisogna decidere». Il sindaco di Cortina, Gianpietro Ghedina, uno sempre misurato nei toni e nella scelta delle parole questa volta taglia dritto. Se sull'intera questione treno delle Dolomiti in questo momento regna una gran confusione l'unica certezza è che in ogni caso il punto di arrivo deve essere Cortina. Su questo, al momento, nessuno discute. Anzi, è già nero su bianco in un accordo di programma con l'Alto Adige. Dalla firma sono passati quattro anni. 

IMMOBILISMOEd è proprio lo scorrere del tempo che preoccupa il sindaco del capoluogo Olimpico. «Si è preferito non decidere e non scegliere, perdendo tempo e forse risorse - prosegue il primo cittadino di Cortina - noi siamo per il tracciato attraverso la Valle del Boite. Meno spese, la via più breve e la possibilità di avere una rete modello Pusteria. La mancanza di una scelta chiara diventa un danno per tutti. L'ho già detto, la provincia ha una grossa responsabilità in questa assenza di decisioni».
L'IDEA AGORDINA
«Il quarto tracciato è strategico per il Bellunese - spiega Silvia Cestaro, sindaco di Selva - è la soluzione allo spopolamento, a chi si trasferisce a vivere in pianura. Ci è servito del tempo per strutturare una proposta ma riteniamo sia sostenibile. Noi ci crediamo. I comprensori sciistici di questo versante sono quelli che attirano più visitatori». «Lo capisce anche un bambino che siamo arrivati tardi - prosegue Andrea De Bernardin, sindaco di Rocca Pietore - ma siamo convinti che sia la soluzione giusta perché serve i tre comprensori sciistici più importanti e anche per i cinquemila dipendenti di Luxottica». L'idea di far passare il treno delle Dolomiti per Agordo invece di proseguire la linea esistente da Calalzo ha provocato «imbarazzo e disappunto» in Regione. L'assessore De Berti aveva già commissionato uno studio sui primi tre tracciati (Val Boite, Val D'Ansiei e Cadore) il cui risultato è atteso nel giro di qualche settimana. Ora però è tutto da rifare, o quasi. Dopo che la Provincia ha chiesto alla Regione che venga presa in considerazione anche la quarta ipotesi (Agordino) si rischia che l'allungamento dei tempi sia sufficiente a far finire nell'oblio l'intero incartamento.
I SINDACI
«Non ho cambiato idea - spiega Franco De Bon, sindaco di San Vito - su queste opere serve un progetto di mobilità allargato. A decidere deve essere un ente sovraordinato che valuti il nodo trasporti». «Il treno per noi è un punto fermo - spiega Monica Lotto del Pd - si decida in fretta. Siamo a disposizione anche con De Menech per le valutazioni ma non arretriamo». Sul fronte politico opposto il deputato di Fratelli D'Italia (e sindaco di Calalzo) Luca De Carlo non punta il dito contro la via Agordina, che taglierebbe fuori il suo Comune: «Un'istanza lecita del territorio se non nasce per rallentare i tempi. Ma bisogna superare l'approccio democristiano e prendere le decisioni. Aspetto che la Provincia mi convochi». 
L'ANELLO

«È strategico che le opere vengano fatte. Necessario che per il 2026 il Veneto abbia la Calalzo Cortina elettrificata - puntualizza da Feltre il sindaco Paolo Perenzin - la Provincia farà la sua parte. È ovvio che i Comuni tirino acqua al proprio mulino e la quadra non si trovi, decida la Regione. Basta con l'alibi dei tracciati». Perenzin ricorda poi che in ogni caso per chiudere il cerchio, o l'anello che dir si voglia, manca il pezzo Feltre Valsugana Trento. «Sarebbe un peccato sprecare questa opportunità».
Andrea Zambenedetti  Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino