BELLUNO - Nove casi di tbe e due di malaria dall’inizio della stagione calda, per l’Usl 1 Dolomiti. Il consiglio del primario del reparto Malattie infettive...
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LA DIFFUSIONE
Non ci sono strumenti per sapere con certezza quante siano le zecche nel territorio, naturalmente, e quelli a disposizione dei servizi sanitari sono empirici. Solitamente si stende un panno bianco di un metro quadro e lo si trascina nella zona individuata per qualche metro, per capire alla fine quanti parassiti restano attaccati. Non è chiaro nemmeno dove siano i focolai, anche se ben 4 casi su 9 quest’anno arrivavano dal Cadore. «In passato erano state individuate zone calde nel Longaronese, Nevegal, Quantin e nella zona del Mis – spiega Francavilla -, ma ora non abbiamo dati certi per capire quali siano le attuali. Ci vuole una casistica corposa, per un caso non si può parlare di focolaio».
LA MALARIA
A tenere occupati i medici del reparto Malattie infettive nelle scorse settimane sono stati anche due pazienti affetti da malaria. Un cittadino di origine nigeriane che, tornata in patria per un periodo ha contratto il virus, e un ingegnere rimasto in Ghana per qualche mese per motivi di lavoro. In entrambi i casi il ricovero è durato tre giorni, poi i pazienti sono stati dimessi. «Il consiglio è di seguire la profilassi se ci si reca in zone dove ci sono zanzare infette – conclude il primario -, mentre per chi si ferma parecchio tempo nel luogo non ci sono prevenzioni ma l’importante è diagnosticare in tempo la malattia e curarla come tale». Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino