Dolo. Addio ad Antonio Novello, pioniere di ortopedia

Dolo. Addio ad Antonio Novello, pioniere di ortopedia
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DOLO - Grande commozione ha suscitato a Dolo la scomparsa nella serata di lunedì del professor Antonio Novello nato a Sambruson nel 1928. Anche se si era trasferito a Padova nel 1973 aveva conservato solidi legami con Dolo in particolare per aver a lungo esercitato nell'ospedale cittadino. I funerali si svolgeranno l'11 febbraio alle 10 a Dolo nella chiesa di Sant'Ambrogio. Vedovo da circa trent'anni, lascia quattro figli e sei nipoti. Il figlio Giorgio è ambasciatore d'Italia in Olanda, la figlia Antonella ha seguito le orme paterne ed è medico pediatra, il figlio Sergio è amministratore delegato e l'ultimo, Fabio, è promotore musicale.

Addio Antonio

La figlia Antonella lo ricorda così: "Papà era una persona asciutta, riservata ma con enormi slanci di solidarietà al servizio dei più deboli. Amava le sfide del momento in campo medico quelle che un tempo erano impensabili e che ora sono diventate normalità. Dopo aver conseguito la laurea ha insegnato all'Università di Padova al corso di Anatomia umana e normale' sino al 1980. E' stato primario di Ortopedia e traumatologia dell'ospedale di Dolo dove ha fondato all'inizio degli anni novanta il centro regionale di chirurgia ortopedica infantile per neurolesi in collaborazione con l'associazione Nostra famiglia' ed ha accolto ed eseguito operazioni delicate di bimbi con particolari problematiche provenienti da tutta Italia, grazie anche ai viaggi di studio negli Stati Uniti, in Francia, Inghilterra, Russia e Cina per acquisire informazione tecniche.

È stato fra i primi ad occuparsi della chirurgia della mano anche perché in Riviera, con la presenza di molti calzaturifici, era una traumatologia molto frequente. La sensibilità per le persone deboli lo ha portato ad occuparsi delle prime protesi per gli anziani con fratture del femore. Quando ha lasciato l'attività ospedaliera ha continuato ad essere attivo collaborando come consulente della clinica pediatrica di Padova ed ha fatto parte del team che ha eseguito la ricognizione delle ossa di Sant'Antonio».
 

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Il Gazzettino