Dodicenne morta dopo la visita in pronto soccorso, il primario difende la dottoressa indagata: «Impossibile prevedere l'embolia»

Natalia, la dodicenne morta, e il primario Roberto Dall'Amico
PORDENONE - Embolia polmonare causata da un trauma. E' questa l'ipotesi sulla causa della morte della dodicenne americana trovata senza vita nel letto dai suoi familiari....

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PORDENONE - Embolia polmonare causata da un trauma. E' questa l'ipotesi sulla causa della morte della dodicenne americana trovata senza vita nel letto dai suoi familiari. In pratica dall'ematoma che si era formato sul ginocchio si sarebbe staccato un trombo risalito sino ai polmoni attraverso una vena profonda. È questo che l'autopsia sulla ragazzina dovrà accertare, capire, insomma, se è stato effettivamente un trombo ad ucciderla. Ma c'è anche un altro aspetto importante per il medico, la pediatra del Santa Maria degli Angeli che la sera del 3 marzo l'ha visitata: capire se ha fatto di tutto per scongiurare ogni possibile rischio. Come dire se l'embolia che potrebbe aver ucciso la bambina, era possibile prevederla e quindi indicare delle prevenzioni, o meno.

INDAGATA
Ieri, 9 marzo, la Procura di Pordenone ha indagato la dottoressa. Un atto dovuto, dicono tutti all'interno dell'ospedale e lo dice pure il suo legale, ma per Giuliana Morabito, 39 anni, pediatra esperta e molto coscienziosa, il medico che ora si ritrova sotto la lente della Procura, è un'altra stilettata dopo aver dovuto fare i conti anche con la morte della sua piccola paziente. «Siamo tranquilli - spiega Roberto Dall'Amico, primario della Pediatria del Santa Maria degli Angeli - perché prima di tutto sappiamo che si tratta di un atto dovuto a tutela della collega e poi perché abbiamo visto e rivisto le procedure eseguite e riteniamo che sia stato fatto tutto quello che era possibile fare».

IL REPARTO
Nel reparto di Pediatria c'è ancora da metabolizzare la morte delle dodicenne e ora anche l'indagine sulla collega. «È stravolta - spiega Dall'Amico - e il suo stato d'animo lo capiamo tutti. Ma so anche che si tratta di una collega scrupolosa, sempre attenta, sempre disposta a fare un esame in più piuttosto che uno in meno. È una professionista molto seria e resta in ospedale ore e ore per cercare le risposte ai casi che segue, ben oltre il suo orario di servizio. Posso solo dire una cosa: ha fatto fare su quella bambina più esami di quanti ne avrei prescritti io se mi fossi trovato a visitarla al suo posto. Come sempre ha agito con il massimo scrupolo e con la professionalità che la contraddistingue».

LA COMPLICANZA


Eppure Natalia due giorni dopo quella visita al pronto soccorso pediatrico è morta. Sembra per embolia polmonare dopo un trauma. «È una cosa non rarissima, di più. È una delle conseguenze che non si possono assolutamente prevedere in pediatria, se non ci sono indicazioni specifiche di malattie correlate. Dico anche che il sottoscritto, in tutti questi anni di professione medica, non ha mai visto una trombosi da trauma in un bambino. C'è stato, una sola volta, un ragazzino, figlio di militari che però era in cura da noi proprio per problemi legati a trombosi ed ha avuto una emergenza quando era già in un'altra città. Ci hanno chiesto la sua cartella clinica. Ma non si trattava di un trauma, bensì di una cosa genetica. Non è previsto per un bambino a seguito di un trauma effettuare interventi preventivi per scongiurare una embolia polmonare. Non ce ne sono di fatto, quindi non era assolutamente possibile prevedere una evoluzione di quel tipo. Come ho detto - conclude Dall'Amico - la collega ha fatto tutto quello che si doveva fare, anche di più rispetto agli esami da prescrivere in quel momento».
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Il Gazzettino