Premiato a Trento il docufilm feltrino dedicato al lupo del Grappa

Un lupo ripreso durante le operazioni per applicargli il radiocollare
Prestigioso riconoscimento del Trento Film Festival a “Lupo uno” dei registi feltrini Bruno Boz e Ivan Mazzon che ieri si sono visti assegnare il premio istituito...

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Prestigioso riconoscimento del Trento Film Festival a “Lupo uno” dei registi feltrini Bruno Boz e Ivan Mazzon che ieri si sono visti assegnare il premio istituito dalla sede Rai di Trento per il miglior documentario. Questa la motivazione della giuria indipendente: «Il filmato giunge in un momento particolare della convivenza fra animali selvatici, predatori, e l’uomo. L’orso in particolare, ma anche il lupo, meno problematico nei confronti dell’uomo, ma pur sempre da temere. È opinione comune, sostengono i realizzatori del documentario, che uomo e animali debbano convivere e per fare questo occorre innanzitutto rafforzare o sostenere le azioni mirate ad una corretta e sicura convivenza: l’uomo deve conoscere l’animale, in questo caso il lupo. Per oltre un anno i ricercatori dell’università di Sassari, incaricati dalla Regione Veneto, hanno monitorato i lupi sul Monte Grappa. Lo scopo è favorire la gestione proattiva, ovvero preventiva e costruttiva, di una famiglia di lupi dell’arco alpino. Il documentario, attraverso immagini suggestive ed emozionanti, introduce nel mondo di questo animale, la cui vita accompagna da sempre l’uomo fra favole, leggende e realtà. Il messaggio è: conoscere, per rispettarlo e conviverci». 


I PROTAGONISTI
Il riconoscimento è stato consegnato dal direttore della sede Rai di Trento Sergio Pezzola. Boz e Mazzon così spiegano la genesi del loro lungometraggio: «Tutto ha inizio con un lavoro dedicato al sentiero dei lupi con l’Ente Parco Dolomiti Bellunesi. Siamo venuti in contatto con l’università di Sassari e con il docente Marco Apollonio, incaricato dalla Regione Veneto di effettuare un monitoraggio sul Grappa per la gestione dei lupi con tecnologie avanzate: mettono un collare catturando, anestetizzando e poi rilasciando un lupo. Da questo radiocollare con gps e satellite ed altri sensori si ricavano informazioni preziose per sapere cosa fanno i branchi e dove si muovono. Permette di dare un allarme agli allevamenti se si avvicinano troppo e sparare proiettili in gomma per dissuaderli. Nelle Alpi è la prima volta che tutto ciò si sperimenta, ma in altri paesi si fa abitualmente. Avviene nell’ottica della convivenza e conservazione usando tecnologia e professionalità anche per ridurre il potenziale impatto per le predazioni». 


I PROFILI


Bruno Boz e Ivan Mazzon sono fotografi e biologi e Luca Ventimiglia li ha seguiti per la registrazione e per produrre la colonna sonora: sono stati fianco a fianco dei ricercatori di Sassari per quasi due anni in presa diretta senza disturbare o interferire con il delicato lavoro in corso. Continuano i registi: «Abbiamo visto e ripreso da vicino le operazioni. Si stava anche due settimane giorno e notte sul Grappa. Dalle iniziali riprese tecniche è diventato quasi un film che coinvolge raccontando la storia dei ricercatori, la famiglia di lupi, la convivenza con gli allevatori. Quello del ritorno del lupo è un fenomeno da gestire in modo professionale grazie alla tecnica. Si investono risorse per gestire i danni, prevenirli e risarcire».

 

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Il Gazzettino