BELLUNO - «Io pago il mutuo della casa e per il resto deve pensarci la mia ex». Non è bastata al giudice la spiegazione data dal marito e padre di due figli...
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Il processo è arrivato a conclusione ieri in Tribunale a Belluno. L'imputato era difeso dall'avvocato Paolo Ghezze ed era accusato di violazione degli obblighi di assistenza famigliare. La ex moglie che si era trovata senza soldi con i due bambini che all'epoca avevano 5 e 10 anni, era costituita parte civile con l'avvocato Raffaella Mario per vedere risarciti i danni patiti.
I fatti risalgono al periodo tra le primavere 2015 e 2016. Secondo quanto ricostruito dalla Procura l'uomo non avrebbe versato un minimo di assegno famigliare, non facendo più accreditare il proprio stipendio sul conto corrente famigliare. «Faceva mancare i mezzi primari di sussistenza- dice l'accusa - ai due bambini, di fatto costringendo la moglie a rivolgersi ai propri genitori per aiuto economico». L'ex marito che all'epoca lavorava per un'azienda che distribuisce carburante e che ancora lavora attualmente per un'altra azienda a un certo punto avrebbe sospeso il bonifico. In aula ha spiegato che lui provvedeva al mutuo che era stato acceso sulla casa famigliare e al resto quindi doveva pensarci la donna. Il pm Sandra Rossi ha chiesto la condanna a 6 mesi di reclusione, a cui si è associata la parte civile. La difesa invece ha chiesto la tenuità del fatto, perché la condotta si era protratta per pochi mesi. Alla fine il giudice è andato anche oltre quanto richiesto dal pm: ha condannato l'ex marito a 10 mesi di reclusione e 150 euro di multa. Ha anche deciso che l'imputato dovrà pagare 4mila euro di danni alla parte civile, oltre a 2280 euro di spese di costituzione. Ha concesso la condizionalem, subordinata però al pagamento del risarcimento alla donna. Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino