TRIESTE - Faticano a scalare le gerarchie e guadagnano meno dei colleghi. Soltanto il 12% delle donne, in Friuli Venezia Giulia, riveste ruoli dirigenziali e la retribuzione media...
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In un recente incontro coordinato da Magda Gruarin, le componenti del coordinamento per le pari opportunità della UIL, nell’evidenziare le difficoltà che permangono nei diversi settori del lavoro, hanno sostenuto che, oltre a promuovere la partecipazione femminile con un costante monitoraggio dei differenziali retributivi, va fatto un profondo ripensamento sulle modalità organizzative del lavoro. Il modello ancora in atto va rivoluzionato: i tempi pensati per esigenze maschili sono poco funzionali alla conciliazione. Le donne, nel complesso, lavorano di più poiché oltre al lavoro svolto fuori dall’ambito familiare, si trovano ad assolvere gran parte dei lavori domestici e di cura dei figli. Il coordinamento delle pari opportunità del Friuli Venezia Giulia si associa quindi alle iniziative degli altri coordinamenti regionali della UIL per lanciare una campagna di attenzione e sensibilizzazione contro il persistere di una diffusa discriminazione salariale a danno delle donne e per una concreta attuazione dei tempi di conciliazione lavoro e famiglia.
Oltre a scontare il peso di un gap salariale che mediamente sfiora il 25% rispetto ai colleghi maschi e le penalizza anche nelle prospettive pensionistiche, le donne continuano ad evidenziare – anche in Fvg – un basso livello di partecipazione al mercato del lavoro. Nonostante il recupero di 4.000 posti attestato dall’Istat nei primi 9 mesi dello scorso anno, il numero di occupate, 217mila in tutto, continua ad essere sensibilmente più basso rispetto a quello degli occupati maschi (281mila), così come quello delle attive, dato dalla somma tra occupate e persone in cerca di lavoro (240mila tra le donne, 299mila tra i maschi). Il primato femminile è solo quello della disoccupazione, con un totale di 22mila donne senza lavoro a settembre 2016, contro 18mila maschi, per un tasso di disoccupazione femminile che, pur in lieve discesa rispetto al 2015, supera ampiamente quello maschile (9,4% contro 6%).
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Il Gazzettino