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PADOVA - Le discoteche sono ancora chiuse, in attesa di un segnale dal governo per programmare le riaperture dal prossimo luglio. I balli continuano ad essere rigorosamente vietati ma venerdì sera al parco delle Mura di Padova, sede del Pride Village, la gente ha ballato, in diversi casi senza distanziamento e con le mascherine abbassate stando alle immagini che sono circolate in rete. E' il déjà-vu andato in scena durante la più grande manifestazione Lgbt italiana, organizzata a Padova dal deputato Pd Alessandro Zan. Venerdì sera c'è stata la serata inaugurale e come un anno fa ieri mattina è scoppiata puntuale la polemica. A scatenarla per l'appunto sono stati i video diffusi nelle varie chat in cui si vedono tantissimi giovani ammassati all'aperto. C'è chi beve, chi chiacchiera e chi balla, anche senza precauzioni (vedi mascherina e distanziamento). Immagini che hanno scatenato la reazione dei gestori di ristoranti e in particolare delle discoteche, queste ultime ormai chiuse da 15 mesi. Dura la reazione dell'Appe, l'associazione dei pubblici esercizi padovani: «Sembra un evento in cui le regole non valgono. Niente distanziamenti, ballo libero, mascherine optional che pochi indossano. Adesso chiediamo sanzioni agli organizzatori e chiusura dell'attività per cinque giorni». Sulla stessa scia la reazione di Andrea Cavinato, presidente padovano della Silb-Fipe, il sindacato dei locali notturni.
I VIDEO AL PREFETTO
«Abbiamo spedito i video al prefetto e alle altre autorità - dice - .
Ma quei video, però, sono rimbalzati fino al litorale veneziano dove la stagione è ufficialmente esplosa ma con le discoteche, ancora chiuse e con poche certezze di riapertura eccetto per quei locali che hanno riaperto solo per le cene musicali, quindi solo ospiti seduti al tavolo e con la musica in sottofondo ma appunto senza poter ballare. Ed è per questo che Franco Polato, presidente del Silb-Fipe di Venezia, annuncia che il sindacato valuterà anche azioni legali. «Non possiamo far finta di nulla ribadisce i nostri locali sono chiusi da 15 mesi, i ristori sono stati inesistenti e poi dobbiamo assistere a queste scene? Ci siamo già mossi per tutelarci, non possiamo far altro. Se ci sentiamo più arrabbiati o amareggiati? Entrambi, ma soprattutto ci sentiamo presi in giro. I locali sono chiusi ma potrebbero riaprire in zona bianca però con il divieto di ballare. Di cosa stiamo parlando? Ricordo che abbiamo inviato due proposte di protocollo per riaprire in assoluta sicurezza e non abbiamo ricevuto alcuna risposta».
DISOBBEDIENZA CIVILE
Sullo sfondo rimane la possibilità di aprire il primo luglio, che senza comunicazioni dal governo potrebbe trasformarsi in disobbedienza civile. «Non c'è nulla di ufficiale aggiunge Polato il governo non ci risponde, il tempo stringe, in molti non vogliamo più aspettare e sono pronti a riaprire in ogni caso dal prossimo luglio». Ad esprimere la propria amarezza è anche Riccardo Checchin, gestore del King's di Jesolo e di altre discoteche in Veneto: «Quelle immagini confermano che la legge non è uguale per tutti dice noi siamo fermi da 15 mesi per il puro ballo, non capisco come possano essere autorizzazione a simili manifestazioni quando per noi ancora non c'è alcuna certezza su quando si potrà riaprire». Caustico Tito Pinton, socio del Muretto di Jesolo e del Muscia a Riccione: «Era così anche lo scorso anno sottolinea ma ovunque, non solo al Pride. Non faccio colpe agli organizzatori, personalmente mi sento schifato ma verso chi non ha il coraggio di prendere una decisione e di far ripartire un settore fondamentale per la nostra economia, un settore che ha ricevuto ristori ridicoli che chiede solo di poter lavorare e la gente di potersi divertire».
Il Gazzettino