Disabile multata in piazza Pola. Le portano via la macchina con il carro attrezzi e chiede il risarcimento, ma il Comune fa ricorso

Stefania Paoletti non aveva esposto il tagliandino che accertava la sua disabilità

Stefania Paoletti con l'avvocato Federico Capraro
TREVISO - Aveva dimenticato di esporre sul cruscotto il pass per disabili e così l'auto era stata rimossa da piazza Pola. Dopo aver pagato 145 euro di carroattrezzi, la...

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TREVISO - Aveva dimenticato di esporre sul cruscotto il pass per disabili e così l'auto era stata rimossa da piazza Pola. Dopo aver pagato 145 euro di carroattrezzi, la 44enne disabile trevigiana Stefania Paoletti era andata alla polizia locale per spiegare che si era trattata di una dimenticanza. Ma le è stato staccato un verbale da 165 euro con tanto di decurtazione di 4 punti sulla patente. A giugno, dopo aver presentato ricorso, il giudice di pace le aveva dato ragione, annullando la sanzione. Così, con l'avvocato Fabio Capraro, ha chiesto il rimborso dei 145 euro del carroattrezzi al al Comune. La risposta di Ca' Sugana è stata chiara: presenteremo ricorso in appello. La questione delle multa di piazza Pola torna dunque in tribunale. «Mi sembra ci sia un accanimento nei miei confronti - afferma la 44enne - Forse non si aspettavano che mi rivolgessi a un avvocato».


LA BATTAGLIA
A dare notizia del ricorso in appello del Comune è l'avvocato Fabio Capraro che, appunto, aveva inviato una lettera al sindaco Mario Conte per chiedere che, a fronte del pronunciamento del giudice di pace, venisse rimborsata alla sua assistita la spesa per la rimozione dell'auto. «Era il 16 agosto e poco più di una settimana più tardi - afferma il legale - è arrivata la risposta con cui siamo stati avvisati che la sentenza sarebbe stata impugnata». Una circostanza che l'avvocato Capraro e la 44enne Stefania Paoletti si auguravano non si verificasse «per non scomodare ulteriormente il tribunale» aveva detto il legale dopo la sentenza di annullamento della sanzione, sottolineando come l'amministrazione comunale avrebbe potuto «agire in autotutela nel momento in cui la signora ha dimostrato di essere munita del contrassegno e di parcheggiare da anni nello stesso posto». Dalla polizia locale però si afferma che il ricorso è stato presentato per tre motivi: perché la giurisprudenza ha stabilito che con la mancata esposizione del contrassegno decade la titolarità di occupare un posto per disabili, perché l'avvocatura ha deciso di procedere, e perché la professionalità degli agenti va difesa.


IL RACCONTO


La vicenda prende inizio il 25 febbraio scorso quando Stefania Paoletti torna a casa dal lavoro verso l'ora di cena. «Avevo mal di testa e non vedevo l'ora di tornare a casa mia - racconta la 44enne -. Ho parcheggiato e mi sono dimenticata di esporre il pass disabili che avevo nel cassetto della portiera. L'indomani scendo per andare a trovare i miei genitori ma l'auto, una Mazda 2 color prugna, non c'era più». La donna credeva fosse stata rubata, così chiama per fare denuncia. La polizia locale, però, le comunica che era stata portata via dal carroattrezzi perché non aveva il contrassegno per i disabili. La 44enne la ritira e paga 145 euro. Qualche giorno più tardi la polizia locale di Treviso le recapita un verbale per la sosta vietata in uno spazio riservato ai disabili: 165 euro di multa (115 se pagata entro 5 giorni) e 4 punti in meno sulla patente. Poi la decisione di ricorrere al giudice di pace, ottenendo l'annullamento. E ora il nuovo capitolo.
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Il Gazzettino