«Hai il diavolo». Messe a sorpresa ed esorcismi dal prete stalker

«Hai il diavolo». Messe a sorpresa ed esorcismi dal prete stalker
Ossessionato dal trentacinquenne che vuole strappare gli occhi alle persone. Convinto che non si tratti di un disabile psichico, che può fare male a sé e agli altri...

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Ossessionato dal trentacinquenne che vuole strappare gli occhi alle persone. Convinto che non si tratti di un disabile psichico, che può fare male a sé e agli altri come dicono i medici, ma che sia semplicemente vittima del demonio. Uno da curare con le sue preghiere. A far emergere la vicenda, fatta di interventi a ripetizione delle forze dell’ordine e di una lista di querele interminabile, è stata la Procura di Belluno che ha chiesto per il parroco esorcista, 76 anni, ora sospeso, il divieto di avvicinamento alla struttura in cui è ricoverato il ragazzo. L’accusa per lui è di stalking. Un intervento necessario, secondo i magistrati: il religioso è arrivato al punto di condizionare non solo il paziente ma anche l’attività dell’intera struttura. Costretta a fare i conti con le incursioni diurne e notturne, con le messe organizzate all’improvviso nel cortile e recitate con un megafono alla presenza di un nutrito gruppo di fedeli. Il primo episodio risalirebbe al 2017. Il parroco è amico della madre del ragazzo, un rapporto di fiducia che  porta il 76enne ad avvicinarsi e ad interessarsi del giovane che vive in una struttura in cui è sottoposto a presidi contenitivi. È pericoloso per sé e per gli altri. Chi lo conosce bene, dice che tenta di strapparsi gli occhi e di fare altrettanto con chi gli capita a tiro. Ma se le ossessioni del trentenne sono seguite da psicologi e terapeuti ora anche le ossessioni del religioso hanno chi le segue: la magistratura. 


I TENTATIVI

In attesa di chiudere le indagini gli è stato imposto il divieto di avvicinamento alla struttura sanitaria. Secondo quanto è stato ricostruito il parroco avrebbe portato nel cortile dell’edificio dei fedeli, imbracciato un megafono e recitato messa. Non un episodio isolato, ma uno dei tanti: in un’altra occasione ha consegnato al paziente un telefono cellulare con lo scopo di comunicare con lui, di giorno e di notte. Più volte gli ha portato cibo senza autorizzazione, consigliandogli di cambiarsi spesso e intervenendo sulle terapie a cui era sottoposto. Le telefonate alla struttura erano continue e insistenti. Chiedeva di parlare con lui, insomma non gli lasciava tregua. Lo scopo? Probabilmente voleva fargli un esorcismo ma questo è uno dei punti su cui indaga la magistratura. Secondo la ricostruzione il prete avrebbe anche infastidito gli operatori e condizionato l’attività professionale di chi gestisce la struttura. In un caso avrebbe urlato dal cortile: «Tua madre sta morendo». L’intento era quello di ottenere l’attenzione della vittima. Troppo, anche per la carità cristiana. Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino