Dipiazza a La Zanzara: Trieste meglio di Roma e Napoli, «via rom e barboni»

Il sindaco di Trieste Roberto Dipiazza
TRIESTE - «Non voglio barboni». «A Roma migliaia di rom, non voglio arrivare fino a quel punto». «Napoli è terz'ultima in classica, noi...

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TRIESTE - «Non voglio barboni». «A Roma migliaia di rom, non voglio arrivare fino a quel punto». «Napoli è terz'ultima in classica, noi decimi». Il sindaco di Trieste Roberto Dipiazza ne ha per tutti durante l'intervista ai microfoni de La Zanzara su Radio 24. Al primo cittadino di Napoli De Magistris?  «Legga le classifiche sulla qualità della vita». Napoli?  «Dopo Trieste vorrei vivere in Austria» e ancora «da sindaco ci rimetto, da imprenditore dichiaravo 500mila euro». Dipiazza è stato intervistato in merito all'ordinanza anti-bivacco bocciata recentemente dal Tar del Fvg. «Avevamo 30-40 barboni all’ingresso del Porto Vecchio – spiega Dipiazza – e per questo abbiamo fatto un’ordinanza. E il risultato lo abbiamo ottenuto. A Trieste i barboni non li voglio. Chi li vuole i barboni in città? A Roma ci sono migliaia di campi rom, vogliamo arrivare fino a quel punto?». «Io sono per le regole – dice Dipiazza - la gente deve lavorare e non deve lordare. Sono contro i writers che la sinistra chiama artisti. Andate alla stazione Termini di Roma…».


Lei vivrebbe a Napoli?: “Capri è il più bel posto del mondo, i napoletani mi piacciono, ma se dovessi abitare in un posto dopo Trieste andrei in Austria, un posto molto ordinato”.  “Non vivo di politica – dice poi Di Piazza – non sono come quelli che stanno lì in Parlamento da 20 anni e poi prendono la pensione. Da imprenditore dichiaro un reddito da 500mila euro l’anno. A fare politica ci rimetto, mi sembra normale. Ma c’è la passione. Quando fai l’imprenditore ci si rimette sempre”. Perché non rinuncia allo stipendio da sindaco come ha fatto Trump che prende un dollaro?: “No, non mi sembra il caso. Non voglio rimetterci del tutto. Buttare via i soldi è sempre negativo, lo dico da buon friulano. Per Trump è facile, con tutti quei soldi…”.  .
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Il Gazzettino