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MARTELLAGO - Critiche sui social, ritenute “sopra le righe”, nei confronti del suo “datore di lavoro”, che lo “riprende”, e lui lo cita in giudizio. E’ una causa di lavoro “particolare” quella che dovrà fronteggiare il mese prossimo (e che farà discutere) il Comune di Martellago. In “ballo” non ci sono licenziamenti o trattamenti salariali ma il diritto alla critica e fino a dove essa possa spingersi. A promuovere l’azione, avanti la sezione “Lavoro” del Tribunale di Venezia, è stato infatti un dipendente comunale, che aveva criticato su Facebook l’Amministrazione per il modo con cui ha gestito il personale, per la situazione di grave sotto organico e per il clima pesante in cui si sarebbe trovata la “macchina” comunale, il che avrebbe spinto diversi suoi colleghi "municipali" a chiedere la mobilità e il trasferimento ad altri Enti: critiche, queste, che erano state mosse nei mesi scorsi anche dall’opposizione in consiglio comunale, prima che la Giunta corresse ai ripari decidendo di intervenire con un piano di nuove assunzioni, poi effettivamente maturate.
Le accuse del lavoratore, tuttavia, sarebbero state decisamente troppo offensive secondo gli amministratori e alcuni funzionari, che ne sono venuti presto a conoscenza attraverso i social, informando il capo del personale, cioè il segretario comunale, Pierfilippo Fattori. Il quale ha ritenuto di dover aprire un procedimento disciplinare nei confronti del lavoratore e, dopo averne sentite le giustificazioni, ritenute evidentemente non convincenti, lo ha sanzionato: “solo” con un richiamo scritto, non si sarebbe cioè arrivati a misure più “afflittive” quali la sospensione dal lavoro o la trattenuta sullo stipendio.
L’interessato tuttavia ha ritenuto ugualmente leso il suo diritto di libertà di pensiero, a cui si era appellato fin dal principio, l’articolo 21 della Costituzione, si è rivolto ai sindacati e ha proposto ricorso in tribunale contro il provvedimento perché venga dichiarato illegittimo e sia annullato, con pagamento di tutte le spese di lite: una questione di principio.
«Il Comune non ha un regolamento specifico – spiega il vice sindaco e avvocato Alberto Ferri - ma il codice nazionale di comportamento del dipendente pubblico prevede che questi osservi tutta una serie di regole di buona condotta tra cui quella di non utilizzare espressioni offensive e di non superare determinati limiti, che nella circostanza a parere dell’Amministrazione sono invece stati travalicati e dunque non ci si può passare sopra». L’udienza sul delicato caso è fissata per il 30 marzo.
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