TREVISO - A distanza di 15 anni dal fermo, Diadora ha da poco riattivato la storica manovia nella sede di Caerano San Marco. Per qualcuno si tratterà di un'operazione...
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«Abbiamo voluto dare un segnale forte e, dopo aver rilanciato l'azienda nel mondo, si è investito ancora di più nelle nostre capacità - spiega il presidente ed amministratore delegato di Diadora, Enrico Moretti Polegato - in passato avevamo già avviato una serie di produzioni italiane nel nostro distretto, appaltandole però a terzi.(((monding))) Oppure avevamo prodotto sneaker in edizione limitata per i più importanti store del mondo. Adesso è arrivato il momento di svolgere tutto il processo al nostro interno».
Una decina di tecnici altamente specializzati, strettamente collegati al vicino centro di ricerca e sviluppo, sono al momento occupati nella restaurata manovia di Diadora. I modelli in uscita vanno a toccare tutte le linee, da Heritage all'active performance, per una stima di 100mila paia entro l'anno, con l'obiettivo di arrivare a coprire entro i prossimi tre il 7-10 per cento della produzione.
Con il recupero, l'azienda che fece indossare le proprie scarpe sportive a campioni del calibro di Bjorn Borg, Ayrton Senna e Roberto Baggio, ha potuto dare il via anche ad un altro progetto.
«La nostra è una sfida sostenibile, che ci permette di definire queste scarpe davvero a chilometro zero - chiosa Enrico Moretti Polegato - la produzione in house ci ha consentito di avviare il calcolo e la traccia della carbon footprint, portando così avanti un discorso di "produzione responsabile" e quanto più possibile eco-compatibile. Un vero e proprio primato mondiale nel nostro settore, visto che solo controllando al massimo l'intera filiera è possibile ottenere tutte le certificazioni ambientali Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino