Alla Diab salvati 50 posti di lavoro: ora in bilico restano 83 dipendenti

Alla Diab salvati 50 posti di lavoro: ora in bilico restano 83 dipendenti
LONGARONE - Diab: l'azienda conferma la volontà di chiudere il reparto Pvc dello stabilimento di Longarone, ma viene ridotto di 50 unità il numero degli esuberi...

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LONGARONE - Diab: l'azienda conferma la volontà di chiudere il reparto Pvc dello stabilimento di Longarone, ma viene ridotto di 50 unità il numero degli esuberi grazie al ricollocamento di alcuni dipendenti all'interno dell'azienda stessa ed alla partenza di altri che hanno scelto di intraprendere altri percorsi professionali.


IN BALLO
Un aspetto sicuramente positivo, ma che non lascia ampi margini di ottimismo: in ballo rimane ancora il destino di 83 lavoratori in esubero che dovranno essere accompagnati verso una nuova occupazione. E per farlo servirà l'aiuto di tutti, Confindustria in primis. È questo quanto emerso dal tavolo di monitoraggio che si è tenuto lunedì nella sede della regione del Veneto a cui hanno preso parte, oltre all'assessore regionale al lavoro Elena Donazzan e al dirigente dell'unità di crisi aziendali della regione Veneto Mattia Losego, anche una rappresentanza dell'azienda, Confindustria Belluno, le organizzazioni sindacali di Cgil, Cisl e Uil, oltre alle Rsu.


IL PERCORSO
«Da quando è stata annunciata la chiusura di una componente importante dell'azienda, ossia l'area che produce Pvc, che comprendeva 134 lavoratori a tempo indeterminato ed una cinquantina di lavoratori a tempo determinato, abbiamo cercato di individuare la possibilità di trovare soluzioni alternative alla chiusura ed al licenziamento di queste persone», spiega Bruno Deola, sindacalista della Femca. In particolare, le organizzazioni sindacali, hanno cercato di sondare il terreno per capire se ci fosse qualche imprenditore interessato a subentrare nel ramo che la proprietà della Diab ha deciso di chiudere oppure riconvertire l'area per produrre qualcos'altro.


IL PASSAGGIO
«Per sondare il terreno ricorda Deola -, abbiamo coinvolto un advisor, e nello specifico Sernet che aveva seguito, in maniera positiva, tutta la vicenda legata al salvataggio della Ceramica Dolomite. Qualche interessamento, in questi mesi, è arrivato, però poi nessuno ha effettivamente presentato un piano industriale concreto e che facesse pensare ad una prospettiva di mantenimento occupazionale».


LO STATO ATTUALE
Alla fine dell'anno terminerà la cassa integrazione straordinaria per chiusura che era stata attivata quando l'azienda ha annunciato lo stop, nella primavera scorsa, per cui era necessario ora verificare lo stato dell'arte. Da questa esigenza è nato l'incontro di lunedì. Come spiega la regione Veneto in una nota, a seguito del lavoro svolto in questi mesi, le parti hanno preso atto che l'esubero strutturale dei lavoratori a tempo indeterminato è calato di circa 50 unità in considerazione del ricollocamento nella stessa Diab, che ha ribadito l'intenzione di rimanere nel territorio bellunese, o di fuoriuscite volontarie. Attualmente gli esuberi strutturali ammontano a 83 lavoratori.


LA SFIDA


Ora si apre una nuova parentesi. «Dobbiamo stabilire ora come gestire gli esuberi, cercando di ricollocarli in altre realtà del territorio conclude Deola -, ma anche salvaguardare coloro che sono rimasti in azienda. Abbiamo bisogno di garanzie su quello che la proprietà svedese della Diab intende fare del sito di Longarone da qui ai prossimi anni. Non possiamo pensare che a questa crisi se ne debba aggiungere un'altra fra qualche tempo. Proprio per questo avremmo a breve un nuovo incontro per affrontare tutti questi aspetti». L'appuntamento è per il prossimo 26 ottobre. Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino