Venezia. Tenta il suicidio in carcere, scoppia la rivolta dei detenuti: giornali bruciati e lancio di oggetti

Tenta il suicidio in carcere, scoppia la rivolta dei detenuti: giornali bruciati e lancio di oggetti
VENEZIA - Per fortuna gli agenti della polizia penitenziaria si sono accorti in tempo e lo hanno salvato. Altrimenti sarebbe stato la quarta vittima dall’inizio...

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VENEZIA - Per fortuna gli agenti della polizia penitenziaria si sono accorti in tempo e lo hanno salvato. Altrimenti sarebbe stato la quarta vittima dall’inizio dell’anno. Un detenuto della casa circondariale di Santa Maria Maggiore ha tentato sabato sera di togliersi la vita impiccandosi in cella. I soccorsi sono arrivati proprio al limite e il cappio gli è stato sfilato dal collo prima che potesse essergli fatale. 


Subito dopo è scoppiata una protesta tra i detenuti, una volta che si è sparsa la voce (e in carcere queste cose si diffondono con la velocità della luce). Così c’è chi ha dato fuoco ad alcune pagine di giornale, chi ha lanciato oggetti nei corridoi chi ha gridato la protesta di una popolazione carceraria che troppo spesso è costretta a convivere con difficili condizioni. Una fra tutte, il sovraffollamento della struttura.

LA SITUAZIONE

«Lo diciamo continuamente - dice il segretario regionale del Sappe, il sindacato autonomo di polizia penitenziaria, Giovanni Vona - c’è sovraffollamento, mancanza di personale nostro a cui si aggiunge la carenza di offerte di lavoro o di formazione per i detenuti. Quest’anno si sono verificati tre suicidi, ci dispiace moltissimo, lo dico con estrema amarezza. È evidente che i problemi vanno al di là di quello che si può affrontare a livello locale».
«Il problema resta sempre quello - aggiunge un altro sindacalista - la carenza cronica di personale di tutti i ranghi, sanitario, psicologi, agenti. Manca anche una nuova visione del carcere: hanno chiuso da anni la casa di lavoro alla Giudecca che era l’ unica valvola di accensione di un reale reinserimento attraverso il lavoro del detenuto».


Il primo suicidio registrato nel 2023 risale al 6 giugno, quando fu trovato morto nel bagno della cella il tunisino Bassem Degachi, che invece dell’affidamento ai servizi sociali, come contava, lo attendeva una nuova ordinanza di custodia. Il 22 giugno toccò al romeno Alexandru Ianosi. Poi il 3 luglio era toccato al 52enne brasiliano Alexandre Santos De Freitas, arrestato due giorni prima in aeroporto e in attesa di convalida. Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino